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giovedì 9 novembre 2017

Principe SFORZA RUSPOLI - ROMA Palazzo Ferrajoli 28 novembre ore 17,30 - Presenta "MOSCA TERZA ROMA: da Giulio Cesare a Putin"




Il Principe SFORZA RUSPOLI presenterà il terzo libro della trilogia del prof. Livio Spinelli “MOSCA TERZA ROMA: DA GIULIO CESARE A PUTIN”, Libri del Borghese, Editore Lucarini. Un volume che tratta, con dovizia di particolari,  le vicende storiche all’origine delle profonde trasformazioni economiche, finanziarie e politiche che hanno messo l’Europa di fronte al bivio del declino o della rinascita. Saranno vagliate le varie tesi catastrofistiche del passaggio dalla lira all’Euro e il tramonto del dollaro e degli Stati Uniti, la cui potenza ormai impallidisce di fronte al colosso cinese. In questa epoca di sconvolgimenti epocali, l’incontro di Papa Francesco con Putin e col Patriarca di Mosca Kirill I, è il segno dei tempi che per la Chiesa si sta avvicinando il momento della ricomposizione dei secolari scismi, e di un prossimo Papa di Roma – forse un russo, Papa Cirillo – che sarà “Primus inter pares”, infatti nella prefazione del volume il Principe Sforza Ruspoli afferma che: “È la Fede il collante dell’Europa, non quella dei trattati, ma quella vera, quella dei popoli, quella della cattedrali. Solo questa può salvarci dall’apocalisse. Quest’Europa delle cattedrali dovrà avere il compito primario di creare una moneta stabile e sconfiggere la povertà del mondo, e l’Europa - in questa alta missione - non può fare a meno della Russia, non può fare a meno della terza Roma, cioè di Mosca.”

 

L’autore in virtù delle sue conoscenze dirette di fatti e avvenimenti e anche attraverso le testimonianze di suoi famigliari e decennali ricerche storiche condotte nei cinque continenti, ha completato la sua trilogia sulle tre religioni Islam, Ebraismo e Cattolicesimo in cui al di là degli aspetti di fede            vengono prese in considerazioni vicende storiche, politiche ed economiche intrinsecamente legate, mettendo in luce le antichissime radici che condizionano pesantemente gli avvenimenti odierni.
Il Principe Sforza Ruspoli ha scritto la prefazione di questo accurato lavoro scientifico basato su una mole di documenti, foto, testimonianze in gran parte inedite e spesso ignoti alla storiografia ufficiale.

Mia madre ha conosciuto Hitler”, racconta il professor Livio Spinelli, abito a Santa Marinella di fronte al villino di Papa Pacelli e alla villa del Re d’Italia, dalla mia finestra vedo la casa di Olga Lodi la Febea amante di D’Annunzio, con la quale aveva qui i suoi incontri segreti, e un po’ più giù c’è la villa di Claretta Petacci che le mie zie frequentavano.

Nel terzo libro della mia trilogia MOSCA TERZA ROMA: DA GIULIO CESARE A PUTIN c’è un filo che conduce dalla città di Cerveteri a Mosca, infatti come illustrai in un convegno a Palazzo Ruspoli studiosi inglesi e tedeschi hanno dimostrato che il nome Cesare deriva da questa città e a loro volta Kaiser e Kzar derivano da Cesare.
Poprio da qui dalla diocesi suburbicaria di Silva Candida (oggi Porto-S.Rufina) ebbe origine nell’anno 1056 lo scisma d’oriente ad opera del Cardinale-Vescovo Umberto di Silva Candida il quale recatosi a Costantinopoli depositò la bolla di scomunica contro il Patriarca Michele Cerulario sull’altare della Basilica di S.Sofia durante la messa solenne in presenza dell’Imperatore. Uno scisma che ancora oggi non si è ricomposto è che ha fatto soffrire per tutta a vita Papa Giovanni Paolo II in quale nella sua visione profetica ha vista la nostra salvezza in quella Europa unita dall’Atlantico agli Urali.
Dopo la caduta della Prima Roma e poi di Costantinopoli, seconda Roma, ecco la Città di Mosca e gli Czar che ne ha ereditato la discendenza quando la nipote dell’ultimo imperatore d’oriente Costantino XI Sophia sposò il principe russo Ivan e Vladimir Putin appare essere il Giulio Cesare dei nostri tempi, lui un Putìn pronunciato alla veneziana dato che è provato che la sua famiglia nel XVIII si trasferì da Vincenza a San Pietroburgo.
Le vicende narrate in questo libro si intrecciano alla finanza antica e moderna dove emerge che in Italia in fatto di banche era già stato inventato tutto, si veda ad esempio la lettera della Troika della repubblica di Venezia scritta all’Imperatore d’Oriente il cui disastro economico era identico a quello della Grecia odierna.
Si parla inoltre di quelle ONG finanziate da Soros che hanno accerchiato la Russia alle quali Putin, nuovo Czar ha saputo dare il benservito e costringendole a ripiegare sull’Italia e sulla sponda libica.
Le chiavi degli avvenimenti odierni scrive il professore si trovano ieri come oggi nel mondo della borsa e della finanza e il professor Spinelli fa uno screening di questo mondo opaco scandagliandolo nei meandri più reconditi e scopre ad esempio che la BCE padrona dell’Euro sorge a Francoforte nel luogo dove i principi elettori sceglievano l’IMPERATORE del Sacro Romano Impero Germanico.
Ma la storia, l’economia, la finanza non spiegano tutto infatti stiamo assistendo anzi intravedendo il mutamento epocale della Chiesa in cui il Papa rinunciando al suo primato sarà un Primo Inter Pares nel momento in cui le Chiese si riconcilieranno, dopo secoli di scismi.
E’ nell’ultimo capitolo “Quel Gesuita a Roma” che il prof. Livio Spinelli (nella foto mentre consegna una lettera a Papa Francesco) trae una suggestiva conclusione della sua trilogia.
Riportiamo di seguito alcuni passi del volume.


La vocazione della Russia
sta nell'attendere il momento in cui
la civiltà europea giungerà all'ultimo respiro

Dostoevskij Kriticeskie  stat’i cit., p.25

Mosca Terza Roma - Москва Третий Рим



Cremlino la Cattedrale dell’ Annunciazione

Tutti gli Czar (cioè Cesare in russo) sono sepolti qui. Il sigillo della Seconda Roma è apposto sulle loro tombe.

            Gli affreschi di questa Cattedrale riflettono la dottrina che proclama Mosca "Terza Roma" e giustificano la pretesa dello Czar di Mosca di essere il diretto discendente degli imperatori di Bisanzio e dell’imperatore romano Augusto. I ritratti degli Czar affrescati sulle colonne della cattedrale evidenziano la diretta eredità del potere dei grandi principi di Mosca dai grandi principi di Kiev e dai grandi principi e imperatori bizantini.

            Un gran numero di architetti e artisti italiani lavorarono a Mosca tra il 1474 e il 1539, insieme agli esuli greci fuggiti da Costantinopoli dopo la sua caduta. Essi aiutarono i sovrani di Mosca a forgiare la dottrina della TERZA ROMA, i quali assimilarono la cultura greca e italiana.

            La pianta della cattedrale si conforma ai concetti italiani dell’architetto Antonio da Sangallo il giovane e Donato Bramante, e ancor più ai principi di architettura del Trattato del Filarete Trattato di architettura. Si notano rassomiglianze ai disegni di Leonardo da Vinci. Nel sec. XVI Mosca aveva già architetti russi che avevano studiato la prospettiva e il disegno architettonico secondo la tradizione Italiana.
 

Istanbul
L’aquila imperiale romana oggi nel palazzo del Patriarcato Ecumenico di Constantinopoli.

Il primo a rivendicare apertamente il titolo di Terza Roma per la città di Mosca, nella seconda metà del Quattrocento, fu il principe Ivan III di Moscovia, che avendo sposato la nipote di Costantino XI, ultimo imperatore bizantino, si considerava a pieno titolo erede della dignità imperiale. La pretesa che Mosca fosse la nuova sede legittima dell'aquila bicipite poggiava anche su motivazioni religiose: i Russi diventavano i nuovi difensori della fede ortodossa non solo contro l'Islam ma anche contro il cattolicesimo romano, che a lungo aveva cercato di sottomettere le chiese orientali al principio della supremazia del Papato. Mosca ereditava dunque la stessa funzione spirituale che era stata di Bisanzio e il suo patriarcato acquisiva grande importanza e prestigio nel mondo ortodosso, anche se non arrivò mai ad esercitare una potestà esclusiva come quella del vescovo di Roma sulla chiesa occidentale. A rafforzare le rivendicazioni di Mosca contribuiva anche il fatto che la città, al pari di Roma e Costantinopoli, sorgeva su un complesso di sette colli: il suo destino era dunque inscritto nella sua stessa origine. Nel 1510, in un panegirico dedicato a Vasili III, figlio di Ivan III e di Sofia Paleologa, il principe veniva salutato come erede di Roma e di Costantinopoli, custode della dignità imperiale e tutore della cristianità ortodossa. Questa funzione venne ulteriormente rafforzata dal successore Ivan IV il Terribile, che nel 1547 fu il primo sovrano russo ad essere incoronato. Il testo della cerimonia, scritto dal metropolita Macario, si riferiva apertamente alla dottrina della Terza Roma e fu la base sulla quale gli zar fondarono anche in futuro la loro pretesa di essere i continuatori dell'impero romano. L'investitura di Mosca come Terza Roma poteva dirsi completata.

Nel XVI secolo un monaco russo, Filofej, coniò l’espressione “terza Roma” per indicare il ruolo spirituale assunto da Mosca, successivamente alla caduta di Costantinopoli (1453) ed all’unione in matrimonio tra il Gran Principe di Mosca, Ivan III, e la nipote dell’ultimo imperatore bizantino Costantino XI, Sofia (Zoe) Paleologa.

«Due Rome sono cadute (quella di Pietro e di Bisanzio)» scriveva all'allora granduca moscovita Vasilij III. «La terza Roma (Mosca) rimane salda e non ve ne sarà una quarta». Da allora l'ideologia imperiale cristiana centrata su Mosca ha fatto molta strada, supportata dall'autocefalia de facto dell'ortodossia russa avvenuta già nel 1448, tuttavia formalizzata de iure dal Patriarca di Costantinopoli Geremia II Tranos solamente nel 1589. Vi furono tuttavia altri luoghi russi che vennero associati a Roma: già prima di Mosca, Tver e Novgorod; successivamente, all'inizio del XVIII secolo, anche San Pietroburgo.


Nel XV secolo il monaco Foma considerava il principe Boris Alexandrovič di Tver, all'epoca rivale di Mosca, come "il nuovo Giacobbe", "il nuovo Giuseppe", "l'altro Mosé", ma veniva anche paragonato agli imperatori romani Tiberio, Augusto, Giustiniano e Teodosio. Foma chiamava il principe Boris con il titolo di imperatore, e la città di Tver come "nuova Israele". Ancora, nel 1490, Dimitrij Gerasimov, collaboratore dell'arcivescovo Gennadi di Novgorod, scrisse una "Storia della mitra bianca" nella quale sosteneva che Novgorod fosse la reale discendente di Costantinopoli e nuovo centro dell'ortodossia, ed è in questo testo che apparve per la prima volta il termine "terza Roma", riferito tuttavia, appunto, a Novgorod e non a Mosca. Fu poi con l'avvento di Pietro il Grande che toccò a San Pietroburgo essere considerata come la sede della "nuova Roma".
Ma l'idea della translatio imperii deve essere intesa come una semplice ideologia propagandistica, del periodo bizantino, zarista ma anche del sovietismo, o nasconde un significato simbolico più elevato, metafisico?


In realtà, sino al XVII secolo non si parlava solo di "terza Roma", ma anche di "nuova Israele". Mosca come erede imperiale di Roma ma anche come erede spirituale di Gerusalemme. Come ci ricorda il prof. Perrie, storico inglese ed esperto di storia russa, fu particolarmente importante al riguardo l'anno 1666. «Il consiglio (nda: ecumenico ortodosso) del 1666-1667 influenzò lo status dei concetti sia di Terza Roma che di Nuova Israele: soppresse il "Racconto del cappuccio bianco di Novgorod" che conteneva una versione della teoria sulla Terza Roma e criticò Nikon per essersi descritto come il "Patriarca della Nuova Gerusalemme"». Perrie ci ricorda anche che il 1666 era un anno particolare al tempo perché veniva considerato, da molti cristiani, come l'anno della fine del mondo, dell'Apocalisse.
Uno Zar che diede molta importanza a Mosca come nuova Gerusalemme fu, apparentemente, Boris Godunov, dapprima reggente de facto di Russia (1585-1598) e successivamente primo Zar (1598- 1605) non discendente dalla dinastia Rurik (la prima grande dinastia di regnanti russi, prima dei Romanov che regnarono successivamente per tre secoli circa (1613-1917)). Godunov volle creare, non riuscendo a completare il progetto, un nuovo Santo Sepolcro all'interno del Cremlino, su immagine di quello di Gerusalemme. Una teoria intrigante, in proposito, è quella proposta da Alexei Mikhailovich Lidov, storico dell'arte e bizantinista russo, secondo il quale la famosa cupola a forma di cipolla, che si ritroverà poi in numerose opere architettoniche moscovite, non ebbe un'ispirazione tatara, persiana o indiana, bensì era intesa a replicare la cupola del ciborio del Santo Sepolcro a Gerusalemme, nella forma che essa ebbe a partire da metà dell'XI secolo circa, proprio per rimarcare l'idea di Mosca come nuova Gerusalemme e, più in generale, della Russia come nuova Israele e luogo del secondo Avvento o Parusia.
Il primo riferimento esplicito a Roma avvenne con l'incoronazione come primo Zar di Ivan IV (1547); Pietro il Grande, successivamente, per primo assunse il titolo di Imperatore di tutta la Russia, ricollegandosi anch'egli direttamente alla tradizione romana, tralasciando gli storici titoli russi prepetrini. Anche alcuni testi del XVI secolo accennavano ad un collegamento tra l'Impero romano e la terra di Russia: nel Poslanie (epistola) di Spiridon-Savva e nella Povest' o knjaz'jach vladimir-skich (Racconto sui principi di Vladimir) si collega Rurik (o Rjurik), capostipite della dinastia reale russa Rurik vissuto nel IX secolo, alla discendenza di Prus, fratello di Augusto.
L'idea di Mosca come Terza Roma conteneva in sé un doppio significato, come già era accaduto all'idea di Costantinopoli come Seconda Roma: da un lato rifletteva la continuità spirituale attraverso Bisanzio, dall'altro rifletteva la continuità politica ed imperiale dell'oramai defunto impero bizantino. Caduta Bisanzio, Mosca divenne essa stessa la continuatrice spirituale di Gerusalemme, da un lato, e la continuatrice imperiale di Roma, dall'altro. Aveva quindi un doppio collegamento e ruolo, come già Roma e Bisanzio: metafisico e fisico, spirituale e politico. Caduta Costantinopoli, per i russi la chiesa più importante non fu più Santa Sofia ma divenne la Chiesa della Resurrezione (Basilica del Santo Sepolcro) di Gerusalemme. Non fu un caso che il già citato patriarca Nikon, nel 1656, costruì vicino Mosca un monastero che chiamò "Nuova Gerusalemme", noto anche come monastero della Resurrezione, costruito ad immagine di quello di Gerusalemme. La profanazione di Gerusalemme da parte dei saraceni, la definitiva vittoria sul dominio tataro in territorio russo (1480) e la caduta di Costantinopoli (1453), favorirono probabilmente nel pensiero russo quest'idea della traslazione a Mosca di una novella Gerusalemme.

I Brics sono i garanti di un mondo multipolare
Si comprende quindi che Mosca possa essere intesa su due piani di realtà distinti: da un lato, come centro spirituale; dall'altro, come centro politico. Rifacendoci all'attualità, ci pare evidente che la direzione che la stessa Mosca stia imprimendo sia quella di un mondo multipolare, a livello politico, e tale fatto esclude, a nostro avviso, una volontà "egemonica" come idea fondante del pensiero politico russo, una volontà quest'ultima, piuttosto, evidenziata invece dalle politiche attuate dalla parodia moderna dell'Impero romano e con sede oltreoceano. Ci pare invece, considerato il vigore e la vitalità dell'ortodossia russa post-sovietica e la tolleranza religiosa ben radicata sul vasto territorio multietnico della Federazione, che si possa piuttosto intendere Mosca come un possibile futuro centro spirituale di rilevanza mondiale, ed in tal senso come "quarta Gerusalemme" o "terza Roma", in una visione metafisica universale rifacentesi alla pax romana augustea, visione già prospettata, nella sostanza ed in ambito filosofico, da una serie di intellettuali russi nella seconda metà dell'Ottocento.
Facendo riferimento a Mosca come "quarta Gerusalemme", includiamo anche Roma come luogo spirituale di rilievo globale e succeduto a quello israelitico. Con ciò, ci riferiamo ad una translatio eminentemente di luogo, e nello specifico di luogo di influenza spirituale, con un proprio definito genius loci, e non invece ad una sede centrale di una o più religioni; ci riferiamo, quindi, ad una visione strettamente metafisica, esoterica, e non religiosa ed exoterica. L'importanza di idee innanzitutto metafisiche quali Fas e Ius e della valenza spirituale del mos maiorum nell'antica Roma è spesso, purtroppo, sottovalutata dagli studiosi mancanti di un'adeguata comprensione della metafisica tradizionale, la quale va al di là delle singole manifestazioni religiose succedutesi nel tempo e nello spazio.
Va detto, comunque, che i movimenti a sostegno di un ritorno alla monarchia sono tutt'altro che defunti su territorio russo: di recente, uno dei più importanti esponenti dell'ortodossia russa dopo il patriarca Kirill, Vsevolod Chaplin, si è espresso a favore di un ritorno alla monarchia, sostenendo che Putin od uno degli eredi della famiglia reale dei Romanov sarebbero i più indicati a divenire Zar. Mantenendo fede, tuttavia, alla "teoria della sinfonia" tra Stato e Chiesa promossa da Giustiniano, senza un ritorno quindi al "cesaropapismo" costantiniano, vigente ancora nella Russia imperiale e tuttora vigente, almeno formalmente, nel Regno Unito e che si riallaccia, per quanto solo nella forma, all'idea di re-sacerdote tradizionale ed esemplificata dalle figure di Melchizedek a Gerusalemme e di Augusto a Roma.
È in tale prospettiva che va visto, a nostro avviso, il tentativo di avvicinamento in atto tra la Chiesa cattolica e quelle ortodosse in ambito cristiano le quali, pur sottolineando la sinodalità ed il primato onorario di Roma, risentono sempre più del "peso spirituale" di Mosca e della sua influenza sull'atteggiamento geopolitico adottato dal Governo russo. Tentativo che già avvenne con il Concilio di Firenze del 1438-1439 e la connessa bolla papale di Eugenio IV, Laetentur Coeli, che affermavano l'avvenuta riconciliazione delle Chiese cristiane d'Oriente e d'Occidente. Questo Concilio, per quanto non ebbe poi effetti concreti, fatto salvo l'avvicinamento alla Chiesa cattolica di milioni di ucraini e bielorussi con l'accordo di Brest-Litovsk (1596), tuttavia fu determinante per la nascita del Rinascimento fiorentino: fu infatti proprio per il Concilio del 1438 che Giorgio Gemisto Pletone, come consigliere dell'imperatore bizantino Giovanni VIII, venne a Firenze, assieme ad altri studiosi quali Bessarione.


Indice

1) Mussolini l’impero e la Prima ROMA

2) La Seconda ROMA Costantinopoli - 1453 i Musulmani conquistano la Città

3) Mosca Terza ROMA lo Czar erede di CESARE

4) Hitler e il Terzo Reich rinascita del Sacro Romano Impero Germanico 

5) Il crollo degli imperi

6) Gli imperi finanziari: crollo e rinascita dell’Impero Britannico

7) Pio XII l’ultimo papa Romano
    “ROMA NON E’ ROMA SE NON PER IL ROMANO PONTEFICE 

8) I Nazisti sono tornati: “WIR SIND WIEDER DA” 
    La caduta del muro di Berlino e il IV Reich

9) EUROPA dall’Atlantico agli Urali: 
    La III guerra mondiale e il tramonto degli Stati Uniti

10) Papa Cirillo I - primo Papa Russo - PRIMUS INTER PARES
      e … I cavalli dei cosacchi si abbevereranno nelle fontane di Piazza San Pietro.

Prof. Livio Spinelli

Storico, Pubblicista, Professore. Laureato in Lingua e Letteratura Tedesca all’Università La Sapienza di Roma, con piano di studi a carattere storico, religioso, antropologico. Dal 2007 al 2012 ha organizzato cinque convegni su Papa Pio XII a Gerusalemme Yad Vashem e Basilica del Santo Sepolcro – Cappella della Resurrezione, a Roma in Campidoglio, alla Camera dei Deputati sala del Mappamondo, Palazzo Ferrajoli, Radio Vaticana Sala G.Marconi. Ha realizzato un film-documentario su “ Pio XII e il Bombardamento di San Lorenzo”, col patrocinio di Roma Capitale, presentato il 19 luglio 2013 nella ricorrenza del 70^ Anniversario.  È stato corrispondente del quotidiano IL TEMPO di Roma. È stato membro dell’Ufficio delle Comunicazioni Sociali della Diocesi di Porto-S.Rufina e fondatore della rivista Cronache Portuensi. Autore del Progetto Culturale Orientato alle “Comunicazioni, Cultura e Cinema” nel nome di Guglielmo Marconi, Giorgio Bassani e Roberto Rossellini col patrocinio dell’UNESCO. È stato più volte intervistato da Radio Vaticana. Ha organizzato con la RAI la mostra sugli 80 Anni della Radio, al Castello Odescalchi. Ha collaborato col quotidiano inglese THE TIMES. Ha progettato e realizzato il “Museo Vetrina di Papa Pio XII” a Roma allestito alla LEV in Piazza Pio XII, ha diretto il restauro della Lapide in piazza San Pietro in memoria di PAPA PIO XII DEFENSOR CIVITATIS. Ha scritto: “Hero’s Quest”; “Deutsch Kreutz: passeggiando lungo la cortina di ferro”; “G.Marconi e il CNR a Torre Chiaruccia”; “Giorgio Bassani una vita per la letteratura”, “Vangelo Secondo Marco: tavole a colori”, “Giovanni Artieri e la casa in Etruria”, “Santa Marina: un Nome, una Storia, una Città”, “L’Uomo, la Donna e il Drago”, “Armando Padelletti prigioniero n.57637”, “Mussulmani e Cristiani: dall’Ager Romanus alla metastoria”, “Il nostro concittadino Eugenio Pacelli – Papa Pio XII”, “Pio XII – Tra Cronaca e agiografia” con Suor Margherita Marchione Mpf. “Il Sionismo in Italia e nella politica estera fascista”, “Mussolini Bush e i nazionalisti islamici”, “S.Marinella una Hollywood sul Mediterraneo” presentato a Stoccolma all’Istituto di Cultura Italiano. Ha compiuto studi e ricerche sulla Storia delle Comunicazioni negli archivi del quotidiano THE TIMES di Londra, della Compagnia Marconi di Londra e ricerche storico-religiose a ROMA, Isola Sacra e Porto Romano, Silva Candida, Venezia, Avignone, Fatima, Vienna, Sophia, Il Cairo, Sinai, Gaza, Betlemme, Gerusalemme (Yad Vashem, Basilica del S.Sepolcro, Moschea di Omar), All Saints Parish Church (Writtle, Essex – Inghilterra), Casablanca, Siria, Giordania, Costantinopoli, Smirne, Efeso, Cina P.R. (Pagoda della Grande Oca Selvatica), Siviglia, Cordoba, Granada, Libano Monastero di S.Marina nella Valle Santa Qadisha, Itaca (Grecia), Morristown NJ (USA) Archivio Storico - Casa Madre della Provincia Americana delle Maestre Pie Filipppini.

INTRODUZIONE DEL LIBRO A CURA DI LIVIO SPINELLI

Itinerario della memoria: la cortina di ferro

            Una cosa mi è rimasta impressa per sempre dell’Austria: quando mio suocero Karl Hager – fornitore del Bundesheer l’Esercito Austriaco - mi portò con sé durante un’esercitazione dei paesi NATO al confine con la Cecoslovacchia. Avevo finito da poco il servizio militare nella Brigata Meccanizzata Granatieri di Sardegna ed ero avvezzo alle armi, ma quel giorno vidi l’Apocalisse: sentii la terra che tremava, poi un tremendo boato e - mimetizzati dalla foresta – cominciarono a uscire i giganteschi panzer tedeschi e austriaci che facevano fuoco, dando il via a uno scenario da incubo, di terza guerra mondiale. Dopo la II GM una parte del terreno di mio suocero era rimasto al di la della cortina di ferro e l’indomani attraversammo quella stessa foresta per andare a caccia. Prima di partire avevo visto mio suocero riempire un cesto con una bella pagnotta, cioccolata, una bottiglia di Wacholder Schnaps, (liquore di prugnolo) e due stecche di sigarette. Sbucammo dalla foresta su una lunga striscia di terreno disboscata e per la prima volta vidi la cortina di ferro: un’alta, poderosa barriera di reticolati, con torri di guardia, mitragliatrici e filo spinato che si perdeva all’orizzonte. In cima a una torre di guardia, a un centinaio di metri da noi, qualcuno si mosse: ci avevano visto e al di là dei reticolati i cani pastori tedeschi andavano avanti e dietro nervosamente, saltando e ululando verso di noi. Mio suocero mi disse di non muovermi, prese il fucile, lo agitò in alto e dalla torretta un soldato cecoslovacco gli rifece il segno col fucile, allora mio suocero prese il cesto che aveva preparato, si diresse verso i reticolati e lo depositò vicino a una torre. Lui con questo sistema era l’unico che poteva accedere a questa “riserva di caccia” dove c’era tanta di quella selvaggina da fare invidia a ogni cacciatore, ed io da lontano vidi due giovanissimi soldati biondi che prendevano il cesto.
            Al tramonto tornammo alla nostra auto col carniere pieno di selvaggina, fagiani e due lepri, e … mi si stringeva il cuore nel dare l’ultimo sguardo a quella cortina di ferro, che sembrava fosse stata costruita per rimanere lì a dividere l’Europa in due per l’eternità.




           

lunedì 30 ottobre 2017

MUSSOLINI il 30 ottobre 1922 PRIMA DI MARCIARE SU ROMA SI FERMO’ A SANTA MARINELLA E CIVITAVECCHIA



30 ottobre 1922

MUSSOLINI PRIMA DI MARCIAre SU ROMA SI FERMO’ A
SANTA MARINELLA E CIVITAVECCHIA

MUSSOLINI DE GASPERI E IL TRATTATO DI SANTA MARINELLA 
 



Si chiamava via Aurelia Vecchia la strada dove si attestò a Santa Marinella la colonna LAMARMORA,  guidata dal Marchese Dino Perrone Compagni, che prese poi il nome di via della Marcia su Roma e oggi metà si chiama via della Libertà e metà via Roma. Pochi sanno che il Duce prima di marciare su Roma si fermò a Santa Marinella alla testa della Colonna del Marchese Perrone Compagni. Ne parla il prof. Livio Spinelli nel Volume in preparazione per l’Editore Lucarini. La notte tra il 28 e il 29 ottobre il raggruppamento di Santa Marinella era stato completato con le squadre della provincia di Pisa, Lucca, Livorno e della Maremma, quelle di Carrara in ritardo per le difficoltà incontrate nell’occupare Massa. Pioveva a dirotto i legionari avevano trovato rifugio in ricoveri di fortuna, cascine, pagliai in attesa dell’ordine per marciare su Roma. Nel frattempo le truppe del Re, obbedendo agli ordini ricevuti, avevano fatto saltare i binari tra Civitavecchia e Santa Marinella. Anche le linee telefoniche telegrafiche erano state tagliate e da Santa Marinella il Marchese Perrone Compagni per mettersi in contatto col comando supremo di Perugia, spedì ai quadrumviri una pattuglia in motocicletta con questo messaggio:
A tutt’ora sono presenti circa 2500 camicie nere a Santa Marinella, e 6700 a Civitavecchia, forze divise a causa tempo orribile e per impossibilità acquartierarle tutte Santa Marinella. Mancano acqua, viveri e denari. La linea tra Civitavecchia e Santa Marinella è interrotta, occorre trasbordare su un altro treno.
Mussolini era a Milano. Aveva rifiutato più volte di andare a Roma per consultazioni. Dettò lui stesso il testo del telegramma che intendeva ricevere. In poche ore a Roma si passò dall’ipotesi Salandra alla soluzione Mussolini, il quale ostentava un atteggiamento di intransigente rifiuto a ogni “compromesso” con  il Re costretto alla fine ad accettare la soluzione del governo Mussolini.
Il 29 ottobre il telegramma del generale Cittadini gli comunica il conferimento dell‘incarico. Mussolini invece di salire sul treno speciale che gli viene messo a disposizione  -  in vista del suo insediamento sceglie con accurata scenografia: il viaggio più lento verso Roma in un vagone letto. Pronuncia numerosi discorsi dal finestrino: a Fiorenzuola, Borgo San Donnino, Sarzana e arriva a Civitavecchia con due ore di ritardo (alle 9.20); da qui trasborda su un'altra locomotiva. Sosta a Santa Marinella dove passa in rivista le truppe, s’intrattiene con Ilgliori e Scorza, e a Giuseppe Monchetti, padre di un caduto per il fascismo ordina: «Una sola parola: disciplina». Il treno riparte, non prima che Monchetti abbia avuto modo di dire al macchinista Giacinto Caglieri: «Baci questa mano che ha stretto poco fa quella del duce». La beatificazione è cominciata. Il duce arrivò a Roma alle 10.50  dove al Quirinale pronunciò la frase famosa: “Maestà vi porto l'Italia di Vittorio Veneto”. Le truppe fasciste stremate, entrano finalmente a Roma e sfilano davanti al Re. Tra le notizie nel volume in preparazione, c’è quella di un acceso scontro in parlamento tra De Gasperi e Mussolini, quando a un’interpellanza di De Gasperi il Duce rispose testualmente: “porterò il trattato di Santa Marinella!”.

Foto 1 Santa Marinella la colonna Lamarmora capeggiata dal Marchese Compagnia
Foto 2 Il Marchese Perrone Compagni
Foto 3 Il drappo tricolore affisso sul treno che portò Mussolini a Roma