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mercoledì 23 marzo 2016

GERUSALEMME - Papa Pio XII - sulla Via Crucis con Suor Margherita MARCHIONE


 

LA NOSTRA VIA CRUCIS

                                                                            Se Dio esiste, allora Gesù è Lui

                                                                                             A.Moravia (1)


Tre volte ho visto Gerusalemme. Arrivando dall’Egitto per il deserto del Sinai, Striscia di Gaza, Betlemme, fino alla Cupola della Roccia sulla spianata delle moschee, la seconda dalla cima del monte Nebo in Giordania, la terza entrando dalla porta di Jaffa con Suor Margherita Marchione.



GERUSALEMME - Suor Margherita a Yad Vashem


Suor Margherita alla veneranda età di 92 anni era venuta a Roma dagli Stati Uniti per un Convegno che avevamo organizzato in Campidoglio, dove da questo Colle - con la sua Lettera ai Romani - si  appellò al Papa e all’Urbe per la causa di beatificazione di Papa Pio XII: con l’intenzione di proseguire per Gerusalemme a chiedere al Direttore del Museo di Yad Vashem di correggere la scritta sotto l’immagine di questo Romano Pontefice, nel museo dell’Olocausto.

    Inutilmente sconsigliai Suor Margherita dall’andare, sapendo bene quante difficoltà avremmo incontrato, ma fu irremovibile. Dopo una nostra visita alla Segreteria di Stato preparai la partenza. Avevo anticipato questo viaggio a Sua Beatitudine il Patriarca Latino di Gerusalemme e all’Ambasciata ma quest’ultima non rispose.


Ci alzammo alle 4 del mattino. La sera prima Madre Vincenza mi aveva prestato una sedia a rotelle per Suor Margherita, che non poteva camminare o restare in piedi a lungo. Arrivammo a Fiumicino che era ancora notte, scaricai le valige, Suor Margherita si sedette sulla carrozzella,  ma fatti pochi metri mi accorsi che una delle ruote era completamente a terra. Invano cercai assistenza in Aeroporto: nessuno fu in grado di gonfiare la ruota. Imbarcai la carrozzella, sicuro che a Tel Aviv avremmo trovato una soluzione, ma giunto all’aeroporto, dopo aver girato in lungo e in largo, mi prese lo sconforto quando neanche lì furono in grado di gonfiare una semplice ruota, tra l’altro era sabato e l’indomani domenica, a chi mi sarei potuto rivolgere?
                        Riuscii a trovare un taxi dove potessero entrarci i bagagli e la carrozzella e nel pomeriggio arrivammo a Gerusalemme: me la cavai con 240 Shekel. L’albergo era un edificio enorme, in periferia, che dominava la Città, ma la finestra della mia camera s’affacciava su una serie di raccordi e svincoli stradali, tenuti insieme da un enorme “pilone e funi di acciaio”, e quando l’agenzia telefonò per sapere se eravamo bene arrivati, mi dolsi di aver chiesto una camera con una finestra sulla Città vecchia, e invece di fronte la mia stanza campeggiava “un pilone d’acciaio”.


GERUSALEMME Suor Margherita al Santo Sepolcro nella Cappella della Resurrezione
 


A tutto c’è rimedio: quando chiesi consiglio alla reception per riparare la carrozzella, l’addetta mi rispose che non erano in grado di farlo ma l’albergo ne disponeva  una,  che ci misero a disposizione dopo aver depositato una cauzione.
                  Il ristorante era chiuso, uscii per andare a comprare da mangiare per Suor Margherita. Feci una lunghissima camminata prima di riuscire a trovare dei negozi vicino un capolinea di autobus, dove c’era una pizzeria.

 
GERUSALEMME - Yad Vashem


Tornato in albergo telefonai a mio fratello in Italia e poi al Patriarcato. Intanto da Yad Vashem mi arrivò una mail, avevano saputo, non so come, che saremmo andati lì. Dopo cena provai a fare altre telefonate, ma il mio cellulare si era bloccato e così rimase fino al ritorno a Roma.

                        Ero stanchissimo. Tanta era stata la velocità nel partire che non ero riuscito nemmeno a comprare una mappa e una guida di Gerusalemme e non sapevo l’indomani quale percorso avremmo dovuto fare.

Ci svegliammo con uno splendido sole, contrattai con un tassista il prezzo di 40 Shekel per condurci fino al Patriarcato. Dopo un lungo tragitto l’auto in mezzo a un ingorgo di traffico cominciò a salire lentamente alla Città vecchia, ma l’autista giunto alla porta di Jaffa si fermò, c’erano dei lavori in corso e non poteva andare oltre, le auto dietro suonavano, scendemmo in gran fretta, il taxi svanì in un battibaleno e in quel momento sotto la porta di Jaffa iniziò per me l’incubo peggiore che mi potesse capitare, eravamo piombati nel bel mezzo di lavori stradali in corso da tutte le parti, polvere ovunque e una folla caotica, il rumore era così assordante che non riuscivo nemmeno a chiedere informazioni ai passanti. Attraversai la porta di Jaffa schivando un bulldozer e mi ritrovai in una piazza piena di buche, giù verso una viuzza che non portava da nessuna parte, la carrozzella traballava e un paio di volte corsi il rischio che si ribaltasse con Suor Margherita che vi era seduta. Chiedevo ogni tanto la via del Patriarcato, ma non mi capivano, poi una donna lesse il mio foglietto e mi fece segno di tornare indietro, arrivai di nuovo sotto la porta di Jaffa e facendomi largo riuscii a fatica a imboccare la via verso il Patriarcato, che sembrava vicino ma non si arrivava mai, a fatica spingevo la carrozzella con Suor Margherita. Nel momento che eravamo quasi lì vedemmo diverse auto uscire, e quando finalmente bussai, una Suora ci disse che il Patriarca ci aveva aspettato, ma eravamo arrivati tardi e lui e gli altri erano partiti per andare a una cerimonia ad Hebron.

Tornammo allora alla porta di Jaffa e lì dopo aver contrattato il prezzo con diversi tassisti uno di loro accettò di portarci a Yad Vashem, lasciandoci al monumentale ingresso, da dove con un lungo percorso, spingendo la carrozzella di Suor Margherita, giungemmo al padiglione con l’immagine di Papa Pio XII. In quel momento non c’era nessuno ma, mentre stavamo finendo di recitare una preghiera, arrivò un folto gruppo di visitatori, erano italiani, e la guida del museo cominciò a elencare le “accuse” a questo Papa, scritte sotto la sua foto. Suor Margherita per un po’ rimase in silenzio ad ascoltare, poi con francescana serenità intervenne e iniziò uno straordinario dibattito tra Lei, la guida ebrea e i visitatori che facevano ressa intorno, mentre io riprendevo tutto con la mia telecamera. La guida affermava che Pio XII era rimasto in silenzio e non aveva difeso gli ebrei e Suor Margherita, gli mostrava l’ultimo libro che avevamo scritto insieme al Senatore Andreotti, coi nomi e indirizzi delle centinaia di ebrei che furono nascosti nei conventi di Roma e perfino in Vaticano. Ci fu una lunga discussione ma al termine come si può vedere nel filmato i presenti si allontanarono dicendo: “Allora ha ragione la Suora !”   Nel momento che stavamo per andar via arrivò un altro gruppo di visitatori, stavolta americani, e la guida che li accompagnava, come la precedente, ripeté anch’essa le stesse “accuse” contro Pio XII, e Suor Margherita di nuovo – in inglese – confutò tutto con grande serenità. Le ore passavano avevamo visto altri padiglioni e attraversammo il giardino dei giusti tra le nazioni – poco tempo prima con Suor Margherita e il Card. Sodano, avevamo inaugurato nel Santuario della Visitazione di Santa Marinella “Il giardino di Papa Pio XII e dei giusti del mondo.”

Giungemmo infine all’ingresso della Biblioteca. Ci fecero una grande accoglienza invitandoci ad entrare, ma l’arrivo di una telefonata interruppe l’idillio, in attimo cambiò tutto, l’addetto che ci aveva ricevuto con grande cortesia ci fece sbrigativamente compilare un modulo con cui donavamo il nostro libro e si congedò in fretta da noi, senza neanche volersi fare una foto insieme.

            Prima di andar via Suor Margherita scrisse un’amabile lettera al Direttore di Yad Vashem pregandolo di “correggere” la scritta sotto l’immagine di Pio XII, cosa che a distanza di circa un anno avvenne, proprio per quelle parole che Lei aveva chiesto.

Tornammo in albergo nel tardo pomeriggio ma non c’era nulla da mangiare ci dissero di provare in un altro albergo nelle vicinanze ma probabilmente capii male perché prendemmo una strada con un marciapiede dissestato tanto che la carrozzella perse alcuni pezzi che alla bene e meglio rimisi assieme, per ritornare sui nostri passi in albergo.
                        L’indomani dovevamo andare alla Basilica del Santo Sepolcro anche lì non fu facile arrivarci perché la strada era a gradoni, e in carrozzella non ci si poteva camminare. Facemmo tutta lunga salita a piedi con un braccio tenevo suor Margherita e con l’altro mi ero caricato la carrozzella. La strada era affollata non c’era da sedersi ma per fortuna quando Suor Margherita non ce la faceva più qualche anima buona le dava una sedia per riposarsi. Arrivammo in tempo per la messa, alcuni frati condussero Suor Margherita in una cappella gremita di fedeli americani, al termine un padre Gesuita americano che conosceva Suor Margherita la invitò a a presentare il nostro libro e fare la sua Lectio Magistralis che si concluse con un appello da Gerusalemme per la beatificazione di Papa Pio XII e per il Museo di Yad Vashem.
                        L’indomani in aeroporto rincontrammo il padre Gesuita in partenza per l’America. Arrivammo a Roma di pomeriggio, appena uscito dall’aeroporto il mio cellulare, “come per incanto ricominciò a funzionare”. Mi restava tuttavia il rammarico di essere stato a Gerusalemme ma di non aver visto nemmeno stavolta la via Crucis.
                        Solo dopo diversi mesi quando mi stavano aiutando a rimettere a posto tutte le foto e i filmati del viaggio qualcuno mi spiegò che quel “pilone d’acciaio” di fronte la mia finestra d’albergo era la famosa scultura di Calatrava  “L’ARPA DI DAVIDE”, la Cappella dove Suor Margherita aveva fatto il suo appello per la beatificazione di Papa Pio XII era la Cappella della Resurrezione e la “strada” dove salivo con la carrozzella in spalla e suor Margherita che si reggeva al mio braccio e dove ogni tanto non riuscendo ad andare avanti, si era dovuta fermare a riposarsi era la VIA CRUCIS: tardi,  ma avevo capito!

 
 
(1) Mons. Mario Canciani parlandomi del suo amico “agnostico” Moravia riferì queste parole precise “ Eravamo andati a Gerusalemme e salendo lungo la Via Crucis, parlavamo di Gesù. A un certo punto Moravia, notoriamente agnostico e ‘indifferente’ - si fermò e visibilmente commosso mi disse Mario: SE DIO ESISTE, allora GESU’ E’  LUI! ”.


ROMA - Campidoglio
ROMA - Campidoglio
ROME - Città del Vaticano





GERUSALEMME Santo Sepolcro, Cappella della Resurrezione