Il medico di
Giovanni XXIII, che salvò la vita a Togliatti,
trascorreva
le vacanze a Santa Marinella
Livio Spinelli
Pietro Valdoni, operò,
salvandogli la vita,
Palmiro Togliatti,
ferito alla testa da un attentatore.
Ma quando Togliatti
ricevette la parcella la trovò salata,
e accompagnò il
pagamento con queste parole:
“Eccole il saldo, ma è denaro rubato ….”
Valdoni rispose:
“Grazie per l'assegno ma
la provenienza… non mi interessa”.
(Indro Montanelli)
Con questa battuta di
Indro Montanelli iniziava pochi giorni fa una trasmissione per rievocare il
prossimo 60° anniversario dell’attentato a Palmiro Togliatti del 14 luglio
1948, con Ettore della Giovanna che intervistava Pietro Valdoni, il medico di
Papa Giovanni XXIII, che salvò la vita a Togliatti. Erano citati alcuni brani
del libro di Giorgio Bocca su Togliatti e il capitolo in cui narra quando “il
Migliore” veniva a Santa Marinella a rendere omaggio a donna Camilla Ravera.
Anche il Professor Valdoni tuttavia era di casa – anzi aveva una casa a Santa
Marinella – avendo sposato Primavera (Vera) Gioconda Lodi, che tutti chiamavano
Pripri, nipote di due famosi giornalisti: Luigi e Olga Lodi, pionieri della
perla del Tirreno. Dalla terrazza della
villa di Nelida Malgeri con uno scorcio di Santa Marinella, compare il
professor Pietro Valdoni che tiene
circolo fra alcune belle signore, e parla arrotando un poco l'erre con un lieve
accento veneto. La telecamera scruta
le sue mani forti e sottili, con unghie di un disegno marcato, e polpastrelli a
piccola rotondità propri di chi ha sviluppatissimo il senso del tatto: sembrano
le mani di un musicista. Sorride spesso, mostrando una dentatura bianca e
perfetta. Ha l'aria molto soddisfatta, perché parla dei suoi sei nipotini e
racconta: “L'altro ieri. ho pescato
quarantadue aragoste. E la settimana scorsa ne ho pescate trentasei.“ Poi
tace per un momento, per dare libero sfogo alle esclamazioni di ammirazione
dei presenti. La padrona di casa, cortesissima e affettuosa, domanda: “Quante ne hai pescate?” E Valdoni non
esita a ripetere: “L'altro ieri, quarantadue, e la settimana scorsa, trentasei. Ho qui in
casa sei nipotini da sfamare, e debbo pur procurare il pesce per loro. Le
aragoste si pescano là dove il mare sembra più chiaro e anche più opaco, nella
luce della luna, c'è una secca. Ma, ammette sono stato fortunato. C'era stato
tempo cattivo, allora la pesca è stata buona. Bisogna sempre pescare le
aragoste dopo il cattivo tempo, perché le acque sono ancora torbide, e le aragoste
non vedono, col bel tempo non si prende nulla. ! Le aragoste si pescano col tramaglio, che è
una rete di fondo: entrano nella rete, e poi si tira su. Io le so anche
cucinare”, Nelida annuisce e Valdoni allora descrive l'operazione di cottura delle aragoste, che non è
priva di crudeltà: “Eh, sì, bisogna metterle
nell'acqua bollente quando sono ancora vive, tuttavia dopo poco che sono
pescate hanno perduto molta della loro sensibilità, sono intontite.“ Un’altra
signora gli domanda se egli si è specializzato in aragoste, poiché sembra che
sappia tutto sull'argomento e il dottor Valdoni ride e dice: “ No vado a pesca anche con la coffa”. Il
silenzio con cui l'affermazione è accolta, è quello caratteristico di una
curiosità, di chi non osa neppure porre una domanda per timore di deviare il
discorso. “ La coffa è un attrezzo da
pesca molto semplice, è una corda lunga anche tre o quattro chilometri dalla
quale si dipartono, a intervalli regolari, tante cordicelle lunghe un metro
circa: all'estremità di queste cordicelle c'è l'amo con l'esca. L'esca è
importante occorrono le sardine. Prima di uscire con la coffa, esce la
cenciolla, una grossa barca seguita da tre barchini, vanno al largo, di notte,
e tendono una rete a semicerchio, a forma di sacca aperta da un lato. Poi illuminano il mare, anche se la cenciolla non è una lampara, perché ha un sistema diverso di produrre l'energia
elettrica a bordo, con un gruppo elettrogeno azionato da un motore a nafta che
fa tuf‑tuf... La cenciolla pesca le sardine che, attratte dalla luce, si
infilano nella rete. Quando il banco di sarde è entrato nella rete, le quattro
barche si avvicinano, si stringono, chiudono
l'orifizio della rete e tirano
su. A Santa Marinella c'è una sola
cenciolla, e una volta ha preso due quintali di sarde, ma è stata la sola pesca buona.” Valdoni che
ha molti amici tra i pescatori di Santa Marinella, continua a raccontare: “Qui la chiamano la coffa ma si chiama palàngaro. Ad ogni amo
all’estremità di quelle tali cordicelle, si attacca una mezza sarda, e poi si
cammina, lasciandosi dietro la coffa. Quando si è giunti alla fine, si torna indietro, e si tira su. Sì, subito, è
una pesca rapida, perché il pesce, o abbocca subito, o non abbocca più, e poi
la sarda infilata sull'amo non resiste più di un’ora o due. Le pulci di mare
se la mangiano “. Valdoni dice che pesca un po' di tutto, ma non mangia
pesci, non gli piacciono, e allora
afferma convinto: “Qui a Santa Marinella
pesco anche il pesce più bello del mondo. E' l'occhiata, ed è stupenda. Come lo
posso descrivere? Immaginate una signorina, è una deliziosa signorina,
elegante, delicata, giovane, fresca. Insomma, se io devo immaginare il pesce
ideale, se dovessi disegnare un pesce, un animale che mi desse meglio di ogni
altro l'idea del pesce, disegnerei l'occhiata. E' fine, argentea, con una macchiolina
nera sul peduncolo della coda, non è buona da mangiare, ma è bella”. A
sentirlo, si direbbe che è professore di ittiologia, invece che di clinica
chirurgica, ma non parla soltanto di pesca, è al corrente dei fatti del mondo,
della politica italiana e degli affari internazionali. Conosce i personaggi
più illustri di quasi tutti i Paesi ed i suoi giudizi sono sempre amabili ma
acuti, parla di Kennedy, Togliatti, Giovanni XXIII, Paolo VI, di Cuba e del
Vietnam. Poi la curiosità dell’intervistatore passa alla tavola, chiedendo al
professor Valdoni cosa mangia per poter
lavorare con tanto vigore e mantenere quel suo aspetto giovanile dell’uomo
in perfette condizioni di salute. E'
presto detto: mangia appena una volta il giorno, da anni e anni, da sempre. La
mattina, alle sei e mezza, prende alcune tazze di tè senza un biscotto, senza
un crostino, nulla. Poi, durante tutto il giorno, durante le molte e lunghe ore
in sala operatoria e in clinica, non mangia neppure un panino, quando si dice
nulla, è nulla, beve solo qualche caffé, pochi, e parecchie bottiglie di Coca‑Cola.
La sera alle sette, inizia le visite dei Pazienti nello studio privato, e
chiude la giornata, di solito, verso le dieci e mezza; allora consuma il suo
unico pasto, duecento grammi di carne, insalate, verdure e frutta. Non va
subito a letto, lavora ancora un’ora o due, o intorno agli scritti scientifici,
o per sbrigare la corrispondenza, e si addormenta verso mezzanotte e mezza per
dormire le sue sei ore, non di più,
semmai di meno. La domenica mangia gli spaghetti. Beve ? “Sì, un
po' di vino ai pasti, due o tre bicchieri”. “Fuma?” - chiede Ettore della Giovanna – “ Si “ confessa Valdoni “mi
piace fumare”, mentre una elegante signora accanto a lui ribatte, con tono
incoraggiante: «Ma fumerà pochissimo. Poche
sigarette il giorno... » Valdoni si fa serio e risponde: “ No, fumo abbastanza “ Ma non
dice quante sigarette il giorno, e
nessuno glielo chiede. In questo momento Pietro Valdoni è il chirurgo ideale, lo scienziato ideale, per
le signore è forse anche l’uomo ideale, famoso, dotato di qualità eccezionali,
buono, generoso, e saremmo più soddisfatti se ci dicesse che non fuma. E’
difficile resistere alla tentazione del mito che nasce spontaneo
dall’ammirazione, e che rischia quasi sempre di naufragare nei luoghi comuni
della nostra immaginazione. Allora bisogna trovargli un difetto: corre troppo
in automobile. Nel traffico dell’Aurelia fila via al volante della sua Alfa
Romeo, e semina quasi la troupe televisiva. Quando finalmente arrivano a Santa
Marinella e glielo fanno notare, lui risponde: “Ma se andavo piano, appunto perché voi mi seguivate e non volevo che mi
perdeste di vista.” Male! Molto male! Professore, conclude sorridendo
l’intervistatore mentre dietro di loro scorrono le immagini di una sfilata di
Alta Moda allo Sporting Club di Santa Marinella.
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