La Tomba Etrusca di Santa Marinella
Unico esemplare di tomba etrusca a tetto nel giardino del Comune
Nel 1963 l’ Assessore al Turismo fece collocare nel
giardino del Comune il pregevole, e unico esemplare in Italia, di Tomba etrusca
a tetto, ritrovata nel 1961 alla Castellina e seguita con grande attenzione, dall’illustre Sovrintendente alle
Antichità dell’Etruria Meridionale.
Un apposito cartello spiegava ai visitatori:
“Tomba etrusca del IV‑III secolo a.C. in
scaglia locale ‑ Esemplare di notevole (ed unico ricostruito in
Italia) del tipo di sepoltura a tetto che
caratterizza il periodo etrusco‑romano”
Più dettagliate notizie sono agli atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei.
Dell'essere umano, sepolto nella tomba oltre 2.200
anni fa, i miseri resti scheletrici rivelarono che era stato un uomo di
struttura robusta, dolicocefalo, dell'età di circa trenta anni, accanto ad lui
si trovarono due oinochoe di 25cm
una d’impasto giallognolo, con disegno a palmette e volute a
vernice nera; l’altra d’impasto giallo‑rosato con tracce di ornamentazione in
vernice marrone; un kylix d’impasto grigiastro a superficie nerastra, un grosso skyphos. La tomba, per il
profano, non ha niente di sensazionale: pensate a una piccolissima casa, di una
sola stanza a pianta pressapoco quadrata, di metri 2 x 2, delimitata da grossi
blocchi squadrati di scaglia e ricoperta da due tegoloni, anche essi di
scaglia, incastrati mediante canaloni praticati nelle pareti di fronte e di
fondo e combacianti ad angolo in alto. Una vera e propria minuscola casetta ‑
o, se preferite il termine più proprio ‑ una “cella” con il suo bravo vano per
l'ingresso. Il tipo di copertura a tetto spiovente chiarì un piccolo mistero,
che appassionava da decenni gli studiosi: le tombe trovate precedentemente
nelle necropoli del territorio Castronovano sulla sinistra del Marangone
(l’ultimo ritrovamento risaliva al 1942) non avevano dato indicazioni sulla
loro copertura, lasciando un vuoto nelle ricostruzioni degli archeologi.
Mancavano infatti elementi probanti per determinare il tipo di copertura, che
col ritrovamento di questa Tomba sappiamo essere stata a tetto. Il valore si accresce
perchè in tutt’Italia non si hanno altri esemplari di questo genere di tombe,
di cui si sia riusciti a ricomporre le parti. Ai morti, dunque di quella tarda
età etrusca, si dava nella nostra zona pietosamente un tetto, sorretto da
robuste mura fatte di blocchi accostati e sovrapposti: difesa sufficiente si
pensava alle ingiurie del tempo nei secoli. E così sarebbe stato (ingiurie
degli uomini a parte, chè da sempre queste tombe sono oggetto di avide
profanazioni) se i lavori di sbancamento connessi con l'attività nella cava
delle Volpelle alla foce del Marangone, non avesse determinato uno scivolamento della tomba per alcuni metri,
con conseguente sconvolgimento delle sue strutture. L’intelligente
interpretazione dei singoli elementi e la collaborazione del Comune per l’immediato
trasporto e la ricostruzione degli stessi in luogo facilmente accessibile al
pubblico, permisero di porre, con l'insigne monumento, una fondamentale
pietra ‑ ci si passi il paragone ‑ alla costruzione delle fortune archeologiche
nel Comune di S. Marinella. Furono trovate altre due tombe di notevole
importanza, a un giorno di distanza l'una dall'altra (il 10 e l'11 dicembre
del 1961) sempre in località Marangone. Di esse a suo tempo si occupò la
stampa rilevando che l'una rappresentava il primo esempio di tomba ad incinerazione
rinvenuta nel nostro territorio; e sottolineando dell’altra (una tomba a fossa
di, epoca etrusco‑romana) la copertura costituita da sei tegole poste a
tetto. Anche di queste due tombe e dei ritrovamenti in essi effettuati, si
occuparono le riviste scientifiche, a seguito delle notizie riportate negli
Atti dell'Accademia dei Lincei.
Non lontano dal luogo dove sono state trovate le tre tombe, in località
Castellina esisteva un centro abitato etrusco, di cui sono rimaste importanti
vestigia. Un’autentica città “viva” di quell’antico popolo.