IL MIO MAESTRO
di Livio Spinelli
Sono passati tanti anni dal tempo
che frequentavamo le scuole elementari centro di Santa Marinella quando il
Maestro o la Maestra erano come la mamma o il babbo e non te li dimenticavi più
per tutta la vita, infatti noi - suoi alunni - il Maestro Cantella non ce lo
siamo mai dimenticati. Quattro lunghissimi anni passati insieme a lui, gli anni
più belli dell’infanzia. Andavamo contenti a scuola perché il Maestro Cantella
era un Maestro buono, aveva fatto la guerra, era stato prigioniero e aveva
sofferto nei campi di lavoro, amava la cultura, sapeva tutto, in classe portava
il suo violino e noi ascoltavamo incantati mentre suonava, e poi era maestro di
canto, le canzoni che imparammo non le ho mai dimenticate, mi pare ancora di
risentirle. Imparare la matematica con lui era un gioco. In classe portava la
radio, una volta a settimana ci faceva ascoltare le trasmissioni di RADIO
SCUOLA e facevamo i concorsi di disegno ascoltando le istruzioni che dava la
radio. Ci fece abbonare al Corriere dei Piccoli e ogni settimana facevamo
lezione divertendoci e imparando. Per insegnarci la geografia ci fece costruire
una carta dell’Italia col compensato, ciascuno di noi alunni doveva usare il
traforo per intagliare le regioni che poi andavano a incastrasi con le altre.
Da qualche parte conservo ancora un articolo di giornale quando la Cassa di
Risparmio di Civitavecchia donava dei libretti con un piccolo deposito di 1000
lire, ancora ricordo la felicità del Maestro Cantella quando una mattina
entrando in classe ci annunciò che tre dei suoi alunni, in base ai voti
avrebbero ricevuto quei libretti; io insieme a Francesco e Riccardo ero uno di
quei tre. Su quel libretto continuai a depositare i miei risparmi fino a quando
mi sposai. Ricordo quando in classe nostra arrivava il Cardinale Tisserant a
farci lezione di Religione perché a quei tempi anche i Cardinali insegnavano
religione a scuola. Non c’erano gli insegnanti di sostegno, non c’erano
laboratori, alla scuola elementare di Santa Marinella eravamo veramente tutti
uguali, compresi i figli del Principe Odescalchi e i tanti figli di ufficiali
americani, non c'erano tre maestre, c'era solo lui, il Maestro Cantella: e per
noi era tutto. Altri tempi. Ma il ricordo più bello fu la gita che facemmo a
Roma col Maestro Cantella e i miei compagni al termine della quinta classe. Fu
un viaggio indimenticabile ci portò a San Pietro, all’Eur, al Colosseo,
all’altare della Patria e a Villa Borghese e questo fu il modo con cui il
nostro Maestro ci diede l’addio a noi che andavamo alle scuole medie e verso il
futuro. A via Flaminia Odescalchi vicino
la Chiesa dove oggi ci sarà l’ultimo saluto, c’è una fila lunghissima di grandi
alberi che arrivano fino al mare, sono proprio quegli alberelli che una volta
piantammo col Maestro Cantella tanti anni fa quando in Italia le scuole festeggiavano
il giorno dell’albero, addio Signor Maestro.
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