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sabato 13 febbraio 2016

PAPA FRANCESCO RICUCE IL GRANDE SCISMA D’ORIENTE - 1000 anni dopo lo strappo del Cardinale Umberto di Moyenmoutier Vescovo di Silva Candida - oggi Diocesi Suburbicaria di PORTO-S.RUFINA



“ … uscì dalla Basilica di Santa Sofia senza voltarsi,



e scotendo la polvere dai suoi sandali se ne tornò a Roma“

 
            Con lo storico abbraccio dopo 1000 anni tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca, il prof. Livio Spinelli - nel volume “Musulmani e Cristiani dall’Ager Romanus alla  Metastoria” - illustra le vicende che diedero origine allo strappo tra la Chiesa di Roma e le Chiese d’Oriente, quando il  Cardinale Umberto de Moyenmoutier, Vescovo di Silva Candida - oggi Diocesi Suburbicaria di Porto-S.Rufina – si recò a capo di una Missione Pontificia a Costantinopoli  per incontrare il Patriarca Michele Cerulario. 
            Nel lontano 16 luglio del 1054 Umberto di Silva Candida entrò nella Basilica di Santa Sofia – all’epoca la Chiesa più grande del mondo - durante una solenne messa e, dopo aver protestato contro l’ostinazione del Patriarca, dinanzi al clero e al popolo riuniti, depose sull’altare maggiore la bolla di scomunica contro Michele Cerulario ed i suoi seguaci, poi uscito dalla Basilica senza voltarsi, scosse la polvere dai suoi sandali, esclamando: “Veda Iddio e ci giudichi” per poi  tornarsene a Roma.

            Pochi giorni dopo, il 24 luglio, il patriarca Cerulario lanciò a sua volta la scomunica alla quale si unirono gli altri patriarchi d’Oriente: Greci, Serbi, Bulgari, Russi e Rumeni.

Questo rottura fu in gran parte provocata da tragici malintesi, da difetti umani e da cavilli giuridici. Innanzitutto Papa Leone IX, mentre Umberto si stava recando a Costantinopoli, morì e con ciò l’incarico conferito a Umberto di Silva Candida non aveva più valore, inoltre ancora oggi non si sa con sicurezza se Umberto fosse stato autorizzato a compiere passi tanto decisivi. Dal punto di vista formale la scomunica non era rivolta contro la Chiesa ortodossa in quanto tale, e nemmeno contro il suo capo, l’imperatore, ma solo contro Michele e i suoi aiutanti. Similmente, il Patriarca Cerulario non scomunicò il papa o la Chiesa romana, ma solo i legati e i loro sostenitori. Dal punto di vista giuridico-formale non furono posti atti che consentano di parlare di uno scisma vero e proprio.

            I dissidi e l’allontanamento tra le due chiese risalivano a diverso tempo addietro e alla radice c’erano la diversità della lingua, il celibato dei preti, la diversità nella liturgia e soprattutto la questione del FILIOQUE(*).  La scintilla ci fu quando l’intransigente Patriarca  di Costantinopoli Michele Cerulario si trovò faccia a faccia col Cardinale Umberto cattolico senza compromessi. E mentre il Patriarca Cerulario accusava i latini di eresia e di essere mezzo giudei e mezzo pagani perché nella comunione usavano pane azzimo, facendo chiudere le loro chiese a Costantinopoli, Papa Leone IX per controbattere alle accuse scelse il cardinale Umberto di Silva Candida, persona colta, teologo ma impulsivo e degno avversario del Cerulario, dotato di un temperamento simile al suo. Nel suo “Dialogus” Umberto respinse con genialità le accuse dei Greci. Meno felice fu invece nella parte aggressiva, che egli aggiunse alla difesa: rimproverò alla Chiesa greca più di novanta eresie, combatté come adulterio il matrimonio degli ecclesiastici, accusò i Greci di perché avevano levato dal credo il “Filioque”, e li minacciò a più riprese con la scomunica.

            Tra gli storici il dibattito se si possa parlare o no di vero scisma è ancora aperto. Fliche Augustin e Martin Victor, nella loro storia della Chiesa, affermano che “La lieve lacerazione che già da tanti anni minacciava l’unione della Chiesa greca e latina era diventata una voragine spalancata, forse per sempre incolmabile” Nonostante le episodiche riconciliazioni le due Chiese: d’Oriente e d’Occidente sono rimaste tuttavia separate fino allo storico incontro di Cuba.

(*) La frase Filioque inserita nel Credo è la seguente:



Testo originale del Simbolo niceno-costantinopolitano in greco:

(GR)
« Καὶ εἰς τὸ Πνεῦμα τὸ Ἅγιον, τὸ κύριον, τὸ ζωοποιόν, τὸ ἐκ τοῦ Πατρὸς ἐκπορευόμενον »
(IT)
« E [crediamo] nello Spirito Santo, il Signore, il vivificatore, dal Padre procedente. »

Versione latina:

(LA)
« Et in Spiritum Sanctum, Dominum, et vivificantem: qui ex Patre Filioque procedit »
(IT)
« E [credo] nello Spirito Santo, Signore, e vivificatore, che dal Padre e dal Figlio procede. »



Con il Filioque, si dice che lo Spirito Santo procede da ambedue il Padre e il Figlio. Il testo del Concilio del 381 dichiara che lo Spirito procede dal Padre, senza aggiungere né "e dal Figlio" né "solo".













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