venerdì 31 maggio 2013

ANITA GARIBALDI A CIVITAVECCHIA RICORDA L’EROE DEI DUE MONDI




I GARIBALDINI IN CAMICIA ROSSA 

SFILANO PER LE STRADE DELLA CITTA’



  Venerdì 31 maggio è giunta a Civitavecchia una Delegazione di camicie rosse, provenienti da tutta Italia, guidati da Anita Garibaldi - nipote diretta dell’Eroe dei due mondi, Presidente della Fondazione Giuseppe Garibaldi - e dal Generale di Corpo di Armata Guido Martinelli.  Ad accoglierli c’erano il Delegato del Sindaco Ismaele De Crescenzo, la responsabile del cerimoniale Loredana Denaro e il comandante dei Vigili Urbani, il Presidente della Lega Navale di Santa Marinella Corrado Gavasso, il prof. Livio Spinelli. Dopo il raduno al Pincio  la Delegazione è sfilata per il viale Garibaldi fino al Monumento all’Eroe dove  è stata deposta una corona d’alloro. Ha poi preso la parola Anita Garibaldi, che dopo aver ringraziato e salutato i civitavecchiesi per l’accoglienza ricevuta, ha illustrato il viaggio della Delegazione che da Civitavecchia si dirigerà alla volta di Caprera per rendere omaggio alla tomba di Garibaldi e quest’anno anche per accogliere una delegazione proveniente  da Taganrog, una città della Russia, che si gemellerà  ufficialmente con Caprera. Il comune di Taganrog ha eretto una statua al nostro Eroe per ricordare che qui,  Garibaldi giovinetto dichiarò per la prima volta che la sua vita sarebbe stata dedicata ad unificare l’Italia. Il Delegato del Sindaco nel portare il saluto della città a donna Anita Garibaldi e a tutti i garibaldini ha ricordato il forte legame che univa Garibaldi a Civitavecchia, fin dalla giovane età e poi le vicende della Repubblica Romana, e i luoghi della città che gli erano particolarmente cari in particolare i bagni della Ficoncella, lo stabilimento balneare del Pirgo e villa Albani. La cerimonia si è poi conclusa nella sala consigliare del Comune con un brindisi di saluto ai nostri garibaldini in partenza per la Sardegna.


ANITA GARIBALDI il 31 MAGGIO a CIVITAVECCHIA




CERIMONIA CON ANITA GARIBALDI NIPOTE DELL’EROE DEI DUE MONDI
Venerdì 31 maggio il Comune di Civitavecchia accoglierà una delegazione di Garibaldini in camicia rossa, guidati da Anita Garibaldi nipote diretta dell’Eroe dei due mondi e Presidente della Fondazione Giuseppe Garibaldi. Il prof. Livio Spinelli consigliere di Anita Garibaldi comunica che la delegazione arriverà alle ore 17 alla stazione ferroviaria di Civitavecchia e a bordo dei pulmini del Comune si recherà al Pincio, da dove partirà  il corteo che sfilerà per il Viale fino alla statua di Garibaldi sul lungomare, dove sarà accolta dal Sindaco Pietro Tidei. Dopo alcuni squilli di tromba sarà deposta una corona ai piedi del monumento e si pronunceranno i saluti ufficiali. Il corteo tornerà poi in Comune per un brindisi di saluto ai Garibaldini che la sera alle ore 22.30 s’imbarcheranno alla volta di Caprera per la cerimonia annuale  presso la tomba dell’Eroe dei due Mondi dove quest’anno si svolgerà il gemellaggio con Taganrog, cittadina dove Garibaldi giovinetto dichiarò per la prima volta che la sua vita sarebbe dedicata ad unificare l’Italia. La delegazione che arriverà a Civitavecchia sarà composta da soci provenienti da quasi tutte le regioni italiani e in particolare  Roma, Reggio Calabria, Messina, Sapri, Pesaro, Macerata e si ricongiungerà a Caprera con altri che arriveranno anche dall’estero fra i quali l'ing, Francesco garibaldi con consorte e figlio dalla Svizzera  ed il regista e studioso Wolfgang  da Vancouver (Canada).

venerdì 24 maggio 2013

Cerveteri - incontro coi discendenti dell'Imperatore Federico BARBAROSSA

CERVETERI: I DISCENDENTI DI FEDERICO BARBAROSSA
 a cura di Livio Spinelli  

[ da IL NOSTRO CONCITTADINO EUGENIO PACELLI PAPA PIO XII  - Livio Spinelli CARICIV Tip. Cooperate S.Severa 16 ott. 2009 ]




Il Dott. Kai Sprenger dell’ISTITUTO STORICO GERMANICO di Roma (il più antico degli istituti storici della Repubblica Federale di Germania all'estero, fondato nel 1888 ) sta conducendo in Italia studi e ricerche sull’Imperatore Federico Barbarossa che saranno pubblicate in un volume in corso di preparazione.  I suoi studi l’hanno condotto lo scorso autunno all’archivio comunale di Cerveteri, da dove si è messo sulle tracce degli ultimi discendenti del Barbarossa, che attualmente risiedono a Ceri e Cerveteri, e a  incontrare la signora Loredana fiera discendente degli Hohenstaufen.
Dottor Sprenger cosa l’ha condotto a venire dalla Germania fino a Ceri?
Avevo letto delle notizie del prof. Livio Spinelli e del dott. Silvio Caratelli di una vicenda quando poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, un funzionario dell’Ambasciata tedesca, il poeta Gerhard Werner von der Schulenburg , aveva inviato una segnalazione all'«Ufficio ricerche razza» della Cancelleria del Reich, che in Italia, ad Anticoli Corrado, ci fossero ancora dei discendenti del Barbarossa. Il Führer diede ordine immediato all’Ambasciata di rintracciare tale Antonio Corradi, soprannominato l’Impunito, ma quando andarono ad Anticoli a cercare l’Impunito per osannarlo ultimo discendente di Barbarossa, questi era già morto. All'ambasceria, guidata da un distinto signore in nero con grossa borsa di cuoio, non restò altro che mettersi a caccia del suoi figli, un maschio e due femmine: Domenico, Vittoria e Giovanna, che però si erano trasferiti a Ceri dove facevano i carrettieri tra l’Aurelia e i Monti della Tolfa. Altre notizie le ho ricavate da un piccolo erudito saggio di un sacerdote, Padre Gabriele Carosi, sulla araldica di Anticoli e del Corrado ex Hohenstaufen.  I rapporti tra gli Hohenstaufen e il Papato nel Lazio, erano rapporti tumultuosi, di incoronazioni e anatemi. L’esercito imperiale di Federico Barbarossa, comandato dal cancelliere Rainaldo vescovo di Colonia, dopo aver attraversato  la maremma nel 1167 assediò per circa 2 mesi Civitavecchia. La popolazione della città, asserragliata nella solidissima Rocca e capeggiata dal figlio di Pietro Latro, sempre di nome Pietro, oppose una strenua resistenza rendendo vano ogni assalto delle fitte schiere imperiali germaniche, permettendo a Roma di consolidare le proprie difese. Solo l’intervento della flotta di Pisa, fedele all’Imperatore, fece capitolare Civitavecchia che si arrese con  patti onorevoli.
Torniamo alla vicenda di Ceri: come andarono le cose ?
Da Anticoli l’ambasceria tedesca formata da Ufficiali delle SS, scortati dai Carabinieri,  si recò a Ceri dove rintracciarono i  tre Corrado ex Hohenstaufen: cercavano un maschio, il continuatore del nome e della stirpe. I carabinieri fecero da interprete. Si narra che Vittoria Corrado alla vista dei carabinieri si impaurì, mettendosi a gridare che il fratello Domenico non aveva fatto niente di male e neppure il nipote Fernando. Pare che non se ne fece niente, ma qualche mese dopo arrivò a Ceri un principe prussiano per chiedere in sposa donna Giovanna, sembra però che fu Giovanna a tirarsi indietro, non il principe. Voleva sposare un suo pari: un certo Pagnotta anch’egli carrettiere. Comunque ora ho le foto e anche l’albero genealogico, due importanti tasselli che sono riuscito a trovare qui a Ceri.”
La signora Loredana conferma questi avvenimenti, ma tiene a precisare: “all’epoca di quei fatti io ancora non ero nata. Molte cose le ho apprese dai racconti di mia mamma e dei miei zii. Per l’esattezza il discendente diretto è Fabrizio, figlio di mio cugino Domenico che vive a Roma, capelli biondi ed occhi celesti. Auguro perciò al Dott. Sprenger di portare a termine la sua ricerca e di fare piena luce su queste vicende della mia famiglia.”




martedì 21 maggio 2013

Smirne - LA CHIESA DELL'APOCALISSE



ALL’ANGELO DELLA CHIESA DI SMIRNE

SMIRNE CHIESA DELL’APOCALISSE DI SAN POLICARPO

Patmos - San Giovanni
Il Gruppo Archeologico Romano ha organizzato un viaggio nella Ionia da Istanbul lungo il Bosforo fino a Troia, Assos, Pergamo, Priene, Magnesia, Mileto, Efeso e Smirne con un intenso programma di visite a questi siti archeologici tra i più importanti del mondo, che allo stesso tempo furono i primi luoghi dove iniziò la predicazione del Vangelo. Ad Efeso, sulle orme di San Paolo,  abbiamo visitato i resti della Basilica dove nel 431d.C. si tenne il famoso Concilio e dove, secondo la tradizione, San Giovanni e Maria trascorsero gli ultimi anni della loro vita tra il 37 e il 48d.C. Una lapide affissa sull’abside – di fronte alla tomba di San Giovanni - ricorda:
“ SUMMUS PONTIFIC PAULUS SEXTUS
IN HAC SACRA AEDE PRECES AFFLOIT
DIE XXVI JULII ANNI MCMLXVII”

Arrivati a Smirne mi tornò in mente l’inizio della famosa lettera all’Angelo:  così parla il Primo e l’Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita: conosco la tua tribolazione, la tua povertà, tuttavia sei ricco … “. Anche a noi toccò una piccola “tribolazione” infatti come succede nei gruppi ognuno desiderava visitare un luogo diverso dagli altri. Man mano che cercavamo sulla mappa la chiesa di San Policarpo il gruppo era sempre di meno, rimanemmo in quattro decisi a visitare questa Chiesa e Gianfranco il nostro capogruppo decise di accompagnarci, avvisandoci  che ci aspettava una lunga camminata. In realtà più che una lunga camminata fu una gran faticata, perché la ricerca di questa Chiesa – situata nel centro di Smirne – ci è costata una infinità di giri. Camminavamo e camminavamo, ci stavamo vicini, ma non imboccavamo mai la strada giusta. Anche se eravamo solo in cinque ci siamo persi e ritrovati diverse volte. Non è facile riconoscere questa  Chiesa, anzi questa Chiesetta, circondata da alti palazzi, dai moderni grattacieli e dal traffico caotico di Smirne: essa passa quasi inosservata a chi non la conosce. Arrivati alla Chiesa faticammo ancora, perché essa è circondata da un alto muraglione e gira, gira non si riusciva a trovare l’ingresso, infatti questa Chiesa non ha ingresso ma ci si entra  dalla canonica, anch’essa protetta da una alta cancellata, sulla quale è affissa una minuscola targehtta con gli orari delle visite. Suoniamo ma ci rispondono che per poter visitare questa Chiesa c’è bisogno di prenotare e riattaccano immediatamente il citofono. Inutile suonare e spiegare che veniamo appositamente da Roma: alle nostre scampanellate il citofono tace: LA CHIESA DELL’APOCALISSE E’ “SIGILLATA!” Il nostro capogruppo ci guarda sconfortati ma io lo rincuoro: “Gianfranco, non capisci che è un segno di buon auspicio che la Chiesa sia chiusa? Forse vuol dire che possiamo star tranquilli e che il tempo dell’Apocalisse è ancora ben lungi da venire.” 

EFESO CHIESA DEL CONCILIO E TOMBA DI S.GIOVANNI

EFESO ABSIDE DELLA CHIESA DEL CONCILIO CON IN FONDO LA TARGA IN MEMORIA DELLA VISITA DI PAPA PAOLO VI

PIETRO IL ROMANO - l'ultimo PAPA - La rinuncia di Benedetto XVI



A PROPOSITO DELLA RINUNCIA DI PAPA BENEDETTO XVI
QUANDO CERVETERI NOMINAVA PAPI e ANTIPAPI

L’ULTIMO PAPA

Le vicende tribolate, ma – per ora - a lieto fine, delle dimissioni di Papa Benedetto XVI, sono rose e fiori rispetto alle storie di altri Papi, vere e documentate, che nei secoli passati ebbero come punto nevralgico Cerveteri, nel cuore della Diocesi di Porto. Noi che viviamo quest’epoca storica saremo osservatori privilegiati dell’avverarsi o meno di quella terribile profezia di San Malachia, monaco benedettino irlandese, secondo il quale dopo Papa Benedetto XVI ci sarà l’ultimo PAPA

« Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa
siederà Pietro il romano,
che pascerà il gregge fra molte tribolazioni;
passate queste,
la città dai sette colli sarà distrutta ed
il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine. »

                                                                   I PERSONAGGI
 
PAPA FORMOSO, nominò Marino a Vescovo di Cerveteri per impedirgli di essere pontefice. Dopo la morte il cadavere di Papa Formoso fu riesumato, portato in tribunale, processato e condannato.








Marino – Vescovo di Cerveteri divenne                                  Sergio – Vescovo di Cerveteri divenne
Papa col nome di MARINO I                                                                Papa col nome di SERGIO III



I FATTI

Oggi Cerveteri con Ladispoli, Santa Marinella, Castel di Guido, Fiumicino ed altre località in sponda destra del Tevere fanne parte della Diocesi di Porto-S.Rufina, ma per molti secoli non fu così. Cerveteri fino all’anno 1000 fu Diocesi a se, con propri illustri vescovi, tra i quali ben due furono eletti papa e determinarono l’elezione di un antipapa. Le prime notizie della diocesi di Caere risalgono al 499: i vescovi avevano il Titolo di Episcopus Cerensis a partire da Adeodatus, poi Pietro che partecipò al concilio del 761, Romano che era vescovo nell’anno 826; Marino (872), Adriano (853); Crescenzio (869), Sergio (897), Anniso (993); Stefano (998), e Benedetto (1029). Cerveteri fece sentire il suo peso soprattutto tra il IX e l’ XI Secolo come dimostrano i diplomi di Ludovico Pio dell’anno 817, di Ottone I del 962 e di Enrico II del 1014. Poi iniziò la decadenza, tanto che nel XII sec. Caere non aveva più il suo vescovo, ma era sottoposta al Vescovo di Porto. E’ in questo periodo che una parte della popolazione si andò a stabilire sopra un colle tufaceo del suo territorio, che prese il nome di Cere Novum ma questa è storia nota. Tornando a Marino vescovo di Cerveteri: egli era nato a Gallese (Viterbo) fu nominato vescovo di Cere, e svolse l'altissimo incarico di Tesoriere del papa e della Chiesa romana. Marino svolse un ruolo di primo piano a Costantinopoli durante la disputa tra Papa Giovanni VIII e il Patriarca di Costantinopoli Fozio, partecipando al concilio di Costantinopoli nel 879 - che condannò il Patriarca Fozio e le sue dottrine secessioniste. Quando a Roma il 15 Dicembre 882 Papa Giovanni VIII fu ucciso a seguito di una congiura, in cui entravano anche alcuni suoi parenti, il vescovo di Cerveteri fu eletto papa col nome di Marino I (16 dic. 882 – 15 mag. 884): ma nel Diritto Canonico, il pontefice doveva avere radici romane, se non di nascita, quanto meno già gerente di qualche chiesa all'interno delle mura, perciò il Patriarca di Costantinopoli Fozio contestò l’elezione di Marino I. Nel frattempo Papa Marino I reintegrò il suo amico Formoso nella carica di Vescovo di Porto e Ostia, dopo che era stato accusato
  1. di aver ambito all'arcivescovado di Bulgaria;
  2. di aver ambito allo scranno papale;
  3. di essersi opposto all'imperatore Carlo II (Carlo il Calvo);
  4. di aver abbandonato la sua diocesi senza il permesso del pontefice;
  5. di aver rovinato i conventi di Roma;
  6. di aver prestato servizio divino nonostante l'interdizione;
  7. di aver cospirato con uomini e donne indegne per la distruzione della sede papale.
Quando Formoso fu eletto Papa (6 ott. 891)  allora nominò vescovo di Caere - contro la propria volontà – Sergio, romano di nascita, della potente famiglia dei conti di Tuscolo, fiero sostenitore della fazione che si opponeva a Papa Formoso. Si diceva che fosse stato eletto Vescovo di Caere da Papa Formoso affinché egli non potesse più diventare Papa. Morto Formoso (4 apr. 896), Sergio si dimise da vescovo di Cerveteri per candidarsi al soglio pontificio, ma al suo posto fu eletto papa Cristoforo, che i romani detronizzarono, imprigionandolo, e invitando Sergio a prenderne il posto. Sergio fu eletto Papa il 29 gen. 904, prima di lui dall’agosto 903 fu eletto Papa Leone V, il cui pontificato si svolse nel periodo più buio della storia papale, alla vigilia della cosiddetta “Pornocrazia Romana”,  ma dopo solo un mese fu detronizzato con un colpo di stato e gettato in carcere dall’Antipapa Cristoforo che regnò fino al 29 gen. 904 quando salì al Soglio Pontificio il vescovo di Cerveteri col nome di PAPA SERGIO III, che come primo atto l’elezione datò il suo papato dal dicembre 897 e considerò suo predecessore solo Teodoro II, ritenendo tutti gli altri: Giovanni IX, Benedetto IV, Leone V, Cristoforo, usurpatori. Sergio fu anche noto per aver riaffermato le decisioni prese contro Formoso nel "Sinodo del cadavere", dichiarò che le ordinazioni conferite da Formoso non erano valide e richiese a tutti i Vescovi ordinati da Formoso di essere ri-ordinati. Però, in quegli anni, i vescovi coinvolti avevano ordinato a loro volta diversi altri ecclesiastici: questo atto di Sergio provocò una confusione terribile tanto che si dice morì avvelenato. A Roma, ieri come oggi, in tutti questi sconvolgimenti c’era la mano del partito filo germanico, con i Papi che per ridurre alla ragione i duchi italiani erano costretti a chiedere l’intervento degli imperatori tedeschi.
Lo stato ecclesiastico, scrive Ferdinand Gregorovius, «cadde in preda a migliaia di mani rapaci e persino il prestigio spirituale dei Papi non fu più che una vuota forma». Fu dentro quella catastrofe che sotto Stefano VI  nel gennaio dell’897 si compì  «una delle azioni più infami nella storia del papato». Lasciamolo raccontare a Gregorovius: «Il cadavere del Pontefice strappato al sepolcro in cui riposava già da diversi mesi, fu abbigliato con i paramenti papali e messo a sedere su un trono nella sala del Concilio. L' avvocato di papa Stefano si alzò in piedi e rivolgendosi a quella mummia orrenda, al cui fianco se ne stava tutto tremante un diacono che fungeva da difensore, le notificò i capi d' accusa. Allora il papa vivente chiese al morto con furia dissennata: "Come hai potuto, per la tua folle ambizione, usurpare il seggio apostolico, tu che pure eri già vescovo di Portus?" L' avvocato di Formoso addusse qualcosa in sua difesa, sempre che l' orrore gli abbia permesso di parlare; il cadavere fu riconosciuto colpevole e condannato. Il sinodo sottoscrisse l' atto di deposizione, dannò il papa in eterno e decretò che tutti coloro ai quali egli aveva conferito gli ordini sacerdotali, dovessero essere ordinati di nuovo. I paramenti furono strappati di dosso alla mummia; le tre dita della mano destra, con cui i Latini impartiscono la benedizione, furono recise e con urla selvagge il cadavere fu trascinato via dalla sala, attraverso le strade di Roma e gettato infine nel Tevere tra le grida di una folla immensa». Era il febbraio dell' 897. Dio Padre Onnipotente, però, dovette prenderla male. Al punto che di lì a poco la Basilica Lateranense, che aveva ospitato il processo infame, crollò. Quanto ai protagonisti, fecero tutti una brutta fine. Tutti meno il defunto Formoso. Il quale, miracolosamente recuperato nelle spoglie mortali da un monaco («Mi apparve e disse: il mio corpo è lì!») sulla sponda del Tevere venti chilometri a valle, venne l' anno dopo restituito alla tomba da cui era stato tolto e riabilitato fin quasi alla beatificazione.



Mussulmani e Cristiani dall'Ager Romanus alla Metastoria



Presentato il Saggio MUSULMANI E CRISTIANI
all’Oasi Tabor di Santa Marinella (Roma)

CLICCARE PER VEDERE IL VIDEO



 S.Marinella, presso l’Aula Magna dell’Oasi Tabor, su invito di Suor Maria Vincenza Minet, Madre Generale della Congregazione Suore Ancelle della Visitazione, col patrocinio del Comune, si è svolto il Convegno e la presentazione del saggio dei Professori Livio Spinelli ed Eduardo Ciampi: “MUSULMANI E CRISTIANI: DALL’AGER ROMANUS ALLA METASTORIA UN INVITO ALLA COMPRENSIONE”, con la presentazione della Delegata alla Cultura Prof.ssa Giovanna Caratelli – moderatrice del convegno - la partecipazione del Vicario del Vescovo di Porto-S.Rufina mons. Giovanni di Michele e del siriano dottor Yassir della Moschea di Roma.

Per la presentazione del saggio la scelta dell’Oasi Tabor ha un valore simbolico come luogo di incontro tra culture diverse, dato che da Santa Marinella questa Congregazione opera in tutto il mondo a favore dei più poveri. Oltre ai sacerdoti, docenti e dirigenti scolastici e un numeroso pubblico di Santa Marinella, ha partecipato anche un gruppo di studenti, ragazzi e ragazze, del Camerun, del Kenya, delle Filippine, del Brasile, del Madagascar, della Polonia che si trovano a Santa Marinella per dei corsi di formazione, ispirandosi all’idea di portare Gesù “in visita” agli uomini sulle strade del mondo, ai  più emarginati, agli esclusi ed i poveri, affinché anche per loro si accenda la luce della speranza e della gioia. Era fra l’altro presente una delegazione dell’UNICEF di Civitavecchia.
Il saggio sarà riproposto in altre luoghi simbolo della Diocesi di Porto, secondo un itinerario della memoria, che partendo da Santa Marinella toccherà Ladispoli, Bracciano, Fiumicino, Fregene, Isola Sacra, Porto Romano, Ostia, la Storta fino a Roma all’Isola Tiberina dove, durante le invasioni saracene, per un certo periodo fu trasferita la sede vescovile di Porto. Al saggio hanno collaborato il prof. Nando Bianchi che ha curato le vicende di Tolfa e Allumiere a proposito dell’allume delle crociate, l’ambasciatore Guido Nicosia diplomatico in medioriente, Libia e Sudan, l’Ing. Aurelio Naso ed il Maestro Giovanni Cernicchiaro, il quale per la prossima conferenza ha concordato col dott. Yassir un intervento sui legami tra la musica orientale e occidentale ed una esibizione musicale con l’uso di strumenti antichi fra i quali il liuto. Dopo l’intervento dei due relatori è seguito un vivace dibattito da parte del pubblico a partire dalla battaglia di Lepanto fino all’odierno tragico tema del martirio trattato dall’ing. Naso del circolo il Conservatorio di Civitavecchia.
 

lunedì 20 maggio 2013

Anita Garibaldi - CONVEGNO - GARIBALDI MARINAIO, GARIBALDI IN GRECIA



SANTA MARINELLA
LEGA NAVALE ITALIANA DI SANTA MARINELLA

GEMELLAGGIO TRA IL COMUNE DI SANTA MARINELLA E IL COMUNE DI ITACA

IL SINDACO DI SANTA MARINELLA ACCOGLIE IL SINDACO DI ITACA
29 – 30 SETTEMBRE 2013
Il Sindaco di S.Marinella,  il Presidente della LNI-S.Marinella – in rappresentanza delle Associazioni Sportive e Marinare di  S.Marinella – hanno dato il benvenuto al Sindaco di Itaca Ioannis Kassianos in occasione della 2^ Festa dell’Amicizia Italo-Greca, lo scorso 29 settembre, in vista del gemellaggio ufficiale dei due comuni. Il Sindaco di Itaca accompagnato dalla gentile consorte ha visitato il Porto Marina di Santa Marinella accolto dall’Avv. D’Amelio, il Museo del Mare al Castello di S.Severa, e il Museo di Civitavecchia dove ha potuto ammirare l’Apollo di S.Marinella, una magnifica statua di epoca romana, copia di un esemplare greco. E’ stato organizzato un corso di danze popolari greche ed italiane ed un Convegno sul tema “GARIBALDI MARINAIO, GARIBALDI IN GRECIA” relatrice Anita Garibaldi – ospite d’onore - la quale ha illustrato il decisivo appoggio di Garibaldi e delle camice rosse nella lotta di liberazione della Grecia, mentre il prof. Livio Spinelli ha sottolineato il legame tra Santa Marinella e Giuseppe (Peppino) Garibaldi - nipote di Giuseppe l’Eroe dei due Mondi - al quale si deve la nascita di Santa Marinella, quando nel 1887 consigliò al Principe Baldassare Odescalchi l’acquisto della tenuta dal Pio Istituto S.Spirito, e ha evidenziato il legame profondo che unisce i due comuni in quanto la Santa Marina custodita nel castello Odescalchi, da cui Santa Marinella prende il nome, è la stessa santa protettrice di Itaca. Dopo la conferenza congiunta dei due Sindaci e del Presidente della LNI, presenti il Delegato alla Cultura, la  presidentessa della Comunità Ellenica di Roma e del Lazio , e lo scambio di doni, all’Archimandrita della Chiesa di San Teodoro in Palatino, Sua Beatitudine Simeone Catsinas, è stata donata l’immagine di Santa Marina, ed è poi iniziata la festa – il PANIGHIRI – con canti e danze popolari italiane e greche presso l’Hotel Le Palme. L’indomani con un tempo nuvoloso,  avviso di  mare mosso, raffiche di vento, e la giornata, certo non invitante,  ha visto impegnarsi le imbarcazioni da diporto uscite dal Porticciolo di S. Marinella in una veleggiata,  organizzata dalla LNI per sigillare il rapporto di amicizia tra Itaca e S.Marinella. Con un complicatissimo regolamento per i tempi compensati (che non ammette proteste), il 1° TROFEO ITACA-S.MARINELLA è stato assegnato all'imbarcazione SHANGRILLA, timonata dai fratelli Maravalli; il secondo posto a ESTRELLA con al timone Vinicio Magliacani, il premio all'equipaggio femminile è stato assegnato a GIANCA che ha portato a  termine una dura  prova, pilotato dalla ottima skipper Gloria Folliero, collaborata dall'equipaggio delle socie LNI. Ha ricevuto il premio di consolazione per i soci LNI l'imbarcazione GIMAX pilotata dal tandem storico Maurizio/Piero.

domenica 19 maggio 2013

PIO XII - LETTERA SENZA RISPOSTA al Direttore del GIORNALE



 IL DIRETTORE NON RISPONDE 

26 aprile 2013

                                                                                            Al Direttore del Giornale
                                                                                           
OGGETTO: Volume “I PAPI  ”,  GIUDIZIO NEGATIVO SU PAPA PIO XII
                    
 Egr. Direttore  
dispiace leggere, nel volume da Lei distribuito, una affrettata, inappellabile condanna - del giornalista, di Papa Pio XII, con motivazioni basate su macroscopici errori storici e supposizioni, più che su fatti reali e documenti.

Giova ricordare alla memoria sbiadita dagli anni, alcuni punti:

1) Lo storico De Felice e la biografa M.Marchione hanno pubblicato un elenco dettagliato dei 5.000 ebrei che a Roma furono salvati da Pio XII, trovando rifugio, da mangiare e vestire in Vaticano, nei conventi, nelle chiese di Roma – compresi i conventi di clausura. [R.De Felice Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo Einaudi 1993 pp.628-632 Elenco delle case religiose in Roma che ospitarono ebrei; M.Marchione Pio XII Cronaca e agiografia LEV 2010]

2) Pio XII salvò anche il suo grande amico ebreo Generale Guido Aronne Mendes (e famiglia)  compagno di classe al Liceo Visconti col quale aveva condiviso lo Shabbat e letto insieme la Torah. [A.Tornielli Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro, Mondadori editore; L.Spinelli Il nostro concittadino Eugenio Pacelli, papa Pio XII Ed. Fondazione CARICIV]

3) Pio XII restò a Roma anche quando il Vaticano venne bombardato (A.Ferrara 1943. Bombe sul
    Vaticano LEV 2010)

4) Pio XII fu l’unica Autorità che andò in soccorso delle vittime dei Bombardamenti di San
     Lorenzo, Tuscolano e S.Giovanni.

5) Quando il Re, Mussolini, Badoglio, fuggirono da Roma Pio XII fu l’unica Autorità che rimase a
    Roma ad aiutare tutti, indistintamente!

6) Il Comune di Roma alla fine della guerra conferì a Pio XII il titolo di DEFENSOR CIVITATIS
    dedicandogli la piazza antistante Piazza S.Pietro, come ricorda una grande lapide sbiadita dal
    tempo affissa su questa piazza.

7) Un eminente storico tedesco residente a Roma, ben informato e amico di Hochut, afferma che 
    all’orgine della sua tragi-commedia “Il vicario” che alimentò la leggenda nera contro Pio XII
    ci fu una rivalsa del prelato tedesco Mons. Hudan ex collaboratore di Pio XII in Vaticano,
    relegato da Papa Pacelli in un convento vicino Roma subito dopo la fine della guerra.  
    Mons. Hudan - oggi sepolto nel cimitero Teutonico – si incontrò col suo connazionale
    Hochut  e fu l’ispiratore di quella tragi-commedia.

8) Le colpe e i colpevoli del genocidio degli ebrei sono scritte a chiare lettere in documenti ufficiali
    firmati da alcuni Padri dello Stato di Israele e consegnati ufficialmente alle più prestigiose Sedi
    Istituzionali Mondiali, dove sul BANCO DEGLI ACCUSATI non risulta citata neanche una
    volta la Chiesa Cattolica e men che meno Papa Pio XII.
    Si rilegga infine il telegramma inviato da Golda Meir in occasione del funerale di Pio XII.

9) La leggenda dei presunti silenzi di Papa Pio XII è stata smentita da autorevoli storici
    ebrei (Michael Tagliacozzo, Gary Krupp, Richard Annotico) e da Margherita Marchione in
    decine di libri e conferenze in tutto il mondo: ultime delle quali a Roma in Campidoglio, e a
    Gerusalemme a Yad Vashem, di fronte all’immagine di Papa Pio XII  e il documento-
    documentario del dibattito (3 ore)  a Yad Vashem è stato proiettato il 6 giugno 2011 nella Sala
    del Mappamondo della Camera dei Deputati. Una parte di esso è visionabile su YouTube.  Il
    falso storico delle migliaia di cadaveri di Guernica, citato da Rendina, è stato sfatato da anni da
    storici di chiara fama mondiale. [Corriere della Sera, p. 31 Messori Vittorio] ma Rendina lo sa ?

10) Infine un refuso: il Giornalista riferisce la drammatica esperienza di Eugenio Pacelli Nunzio
      Apostolico a Monaco di Baviera quando “un branco di soldati rossi gli punta la rivoltella alla
      tempia”. NO! La rivoltella “ fu puntata CONTRO IL PETTO del Nunzio! ” lo afferma Suor
      Pascalina Lehnert – testimone del fatto – nel suo libro Pio XII il privilegio di servirlo p.19
      – Rusconi 1984. E questo la dice lunga tra chi ha assistito ai fatti e chi - non essendo stato
      presente - vuole raccontare agli altri le cose che non ha visto.

Il lavoro di un giornalista è quello di ricercare prove e documenti o quello di emettere sentenze inappellabili basate su ipotesi o macroscopiche leggende storiche?

si resta in attesa di Sua risposta
                                                                                   LETTERA FIRMATA