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martedì 20 marzo 2018

Santa Marinella - (ROMA) DA VIA RASELLA a VIA MICHELE DI VEROLI e VIA SALVO D'ACQUISTO: ITINERARIO DELLA MEMORIA


S.MARINELLA, S.SEVERA e CIVITAVECCHIA:
ITINERARIO DELLA MEMORIA

da via Rasella a via Michele Di Veroli

di Livio Spinelli
 
 
Da una ricerca nell’Archivio Storico del Senato - racconta il prof. Livio Spinelli - risulta che Rosario Bentivegna frequentava fin da piccolo Santa Marinella e Santa Severa. Santa Marinella era anche il luogo di vacanze prediletto da Michele di Veroli in anni spensierati, ignaro del suo tragico futuro, come si legge in un libro di Silvio Caratelli. Ricordo quando a S.Marinella venne una troupe della TV tedesca a intervistare Silvio, che conosceva Michele e suo padre, tanto che da Sindaco il primo atto che fece fu quello di intitolare una Via al povero Michele. Silvio era stato uno di coloro che individuarono la grotta fatta saltare dai nazisti per nascondere i corpi dei caduti alle ardeatine.  Si è da poco celebrata la Giornata della Memoria, e siamo già al 23 marzo, a 74 anni dal tragico attentato dei Gap a via Rasella. Fu il più sanguinoso e clamoroso attentato urbano antitedesco in tutta l'Europa occidentale. L'azione compiuta da una dozzina di gappisti, tra cui Rosario Bentivegna, consistette nella detonazione di un ordigno esplosivo al passaggio di un reparto delle forze d'occupazione tedesche, composto da reclute altoatesine, e il lancio di quattro bombe a mano sui superstiti, che causò la morte di trentatré soldati altoatesini tedeschi due civili italiani, mentre altre quattro persone caddero sotto il fuoco di reazione tedesco. Il 24 marzo, senza nessun preavviso, seguì la rappresaglia tedesca con l'eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui furono uccisi 335 prigionieri completamente estranei all'azione gappista. Rosario Bentivegna - come scrive Michela Ponzani - nel 1937, durante le vacanze a Santa Severa, se ne stava spesso a “chiacchierare di massimi sistemi” col suo amico Luciano Vella, divenuto anni più tardi uno dei massimi dirigenti del Partito comunista italiano e combattente dei Gap centrali.  E’ in quell’estate a Santa Severa che la fiducia di Rosario nel fascismo comincia a incrinarsi, tanto da finire qualche anno dopo a ritrovarsi nelle file dei Gap.
Questo itinerario della memoria prosegue con un poemetto di Egidio Cristini, “il poeta muratore”, tolfetano ma da sempre residente a S.Marinella, intitolato “Il massacro dei 320” in ricordo dei suoi amici caduti alle fosse ardeatine: Antonio Margioni e Alfredo Chiricozzi di Civitavecchia. Egidio recitò questo pometto in TV durante una trasmissione della RAI e Papa Pio XII lo invitò a Castel Gandolfo in udienza privata per ascoltarlo. A questo itinerario si aggiunge anche il Santamarinellese Guirillo Camboni, classe 1927, in ricordo del suo coetaneo e amico di infanzia A.Calò (soprannominato Lupetto), uno dei pochi a far ritorno a Roma dai campi di sterminio nazisti, con la sua poesia: “In memoria degli amici perduti e a tutti quelli che abbiamo amati e non sono tornati”.

A Santa Marinella c’è anche un’altra strada di questo lungo itinerario: Via Salvo D’Acquisto
 

Il Carabiniere Medaglia d’oro che salvò due cittadini di Santa Marinella  col sacrificio della propria vita,  arrestati a Torrimpietra per essere passati alle armi come rappresaglia ad un “attentato”, in cui morì un soldato tedesco. In quella terribile giornata, caso volle che a Torrimpietra un venditore e un commerciante di Santa Marinella: Oreste Mannocci e Sergio Manzoni, diretti a Roma, incapparono nel rastrellamento di civili e vennero condotti insieme agli altri nel luogo dell’esecuzione dove iniziarono a scavare la possa prima di essere passati per le armi. I due nomi infatti spiccano nell’elenco di quei 22 stilato dal Comitato Salvo d’Acquisto.

Bibliografia
M.Ponzani Introduzione ai fondi Bentivegna e Capponi Archivio del Senato
S.Caratelli Il Gioco dell’Oca
L.Di Giovanni Salvo D’Acquisto in  Storia irriverente di eroi, santi e tiranni
L.Spinelli Il nostro concittadino Eugenio Pacelli
Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_delle_Fosse_Ardeatine





Mausoleo delle Fosse Ardeatine

MICHELE DI VEROLI di 15 anni
Sacello n.231
Religione EBRAICA
Professione VENDITORE AMBULANTE
Arrestato e ucciso insieme al padre Attilio










S.Marinella estate 1928, Rosario Bentivegna con la Mamma Valentina De Somma e la sorella Graziella.

 
 

Egidio Cristini - IL MASSACRO DEI 320

 
Padre celeste di bontà d'amore,
dona forza a mia musa, gran sovrano;
d'un fatto sento lacerarmi il core,
e mentre scrivo mi trema la mano,
Roma giardino di rose e di fiore,
comandata da un popolo estrano;
per dominar la nostra capitale,
non spera bene chi reca male.

Via Romagna, Tasso, principale
il ventitrè marzo fu la ricorrenza.
Di tempi molto critici, o normale,
li tedeschi là presero avvertenza;
misero le pattuglie, ogni viale,
chi sia da vendicar non ha pazienza;
chi bomba a mano chi con rivoltella,
tedeschi morti per la via Rasella.

La notizia per Roma non fu bella.
Il Comando tedesco fa li piani,
ogni vittima nostra non cancella,
vale col prezzo di dieci romani.
Presero già chi stava nella cella,
sell'avventorno peggio de li cani;
il carro novantanove s'incammina,
chi è condannato per la ghigliottina.

Il ventiquattro marzo alla mattina,
A Regina Celi presso le porte,
presero questa gente poverina,
innocenti li portano alla morte.
Neanche si fosse carne selvaggina.
Vero Dio potente, in te son forte.
Parte l'autocolonna, si distese,
giunse all'imbocco delle sette chiese.

Alle ore diciassette sono scese
le esse esse, fecero il confino.
Presso le grotte a squadre sono presi:
fate il rifugio? A quelli di Cassíno!
Qui fu la falsità, vi fo palese;
gia stava pronto quel boia assassino.
Certo chi ne fu il mastro giustiziere
finché ci ha vita non potrà godere.

La gente in vista, dovete sapere,
raffiche di mitraglia udire sente.
Dio dall'alto dei cieli sta a vedere,
abbi pietà d'una misera gente!
trecentoventi restano a giacere,
la turtura fu data, so innocente.
Poi mine nelle grotte fé saltare,
per poter li morti sotterrare.

Gran fumo nero si vide scappare;
fu visto dai fratelli Saltarelli,
pensorno il padre li doveva stare,
fra le vittime, dentro oscuri avellí.
I tedeschi via videro andare.
Alle grotte ne vanno poverelli;
era la notte, il luogo silenzioso,
videro il fatto, osceno, sanguinoso.

L'un con l'altro ne parte pauroso,
vanno alla chiesa de le Salesiani;
raccontano la strage doloroso,
Don Ferdinando li piegò li mani,
le benedisse, l'eterno riposo,
piangendo, tedeschi fa villani.
La brutta sorte quando Roma intese,
di gran pianto profondo il lutto prese.

Città del mondo, qualunque paese,
prendete esempio di tale sciagura.
Angelo Joppi che innocente prese
ebbi giorni novanta di turtura;
trenta giorni legato a braccia tese,
fregiato in faccia d'orrenda figura;
il sangue dalle ferite che buttava
col da mangiare suo si mescolava.

Interrogato Joppi non parlava,
un occhio li cavorno, poco vede,
e l'unghia dalle piedi li tirava,
ma sempre al buon Gesù teneva fede;
un martello pesante si pigliava,
l'infransero i ginocchi, delle piede;
quasi alla morte ne siamo vicini,
fatta fu nelle fosse Ardeatini.

Genserico Fontana, cittadini,
era tenente di carabiniere,
ventitrè anni di bellezza fini
da patriota faceva il dovere,
quattro con lui, nella cella vicini;
cella trecentottanta fo sapere.
Li fu l'agonia, poi fu la morte;
non so se salva restò la consorte.

O grande patriarca, apri le porte,
donali il Paradiso, son tue figlie
per amore di patria sono morte,
infonde gran coraggio alle famiglie.                                  
Alle rime mie non faccio torte,
se ho sbagliato com'è, non se la piglie;
portate fiori nel massacro umano.                                      
Sono Cristini Egidio  tolfetano.


PER NON DIMENTICARE … 16 OTTOBRE 1943

poesia di Guirillo Camboni dedicata al suo amico Lupetto

Un tran tran di ferraglie
su un binario rovente
un lamento disumano di tanta gente
presi nel sonno con armi alla mano
spinti nei vagoni verso un triste destino lontano,
vecchi e innocenti
bambini morenti di stenti
in campi di gelo, torture inumane nei forni  roventi
ne acqua,  ne pane.
Intere famiglie si son tanto amate
bruciate
nei forni non son più tornate
in questo mondo invocate la pace
non conoscete i destini tutto tace:
si nutron di odio
in tutto è presente la gente
che muore nessuno sa niente
o’  giovani d’oggi cercate d’amare
tornate ai ricordi di un tempo più in la
non vi distraete dalla Shoah
amatevi tutti che Dio ci guida
la pace del mondo la pace è la vita
che a tutti appartiene
vissuta in amore
nel bene
col cuore.



mercoledì 28 febbraio 2018

Santa Marinella - Anno Domini 1715 -

Aprile 1751 Inventario
  di tutti li edifici e di quanto esistente

nella tenuta di Santa Marinella

 posta alla spiaggia del mare per la strada di Civitavecchia
Santa Marinella TORRE CHIARUCCIA 


SANTA MARINELLA - LA CITTA' DEL SOLE

di tutti li edifici e di quanto esistente nella tenuta di Santa Marinella posta alla spiaggia del mare per la strada di Civitavecchia, spettante a S.E. il Signor Principe di Palestrina che, in nome dell'Eccellenza Sua, si consegna alli Signori Alessandro Bottaoni e Giorgio Antonio Bianchi, affittuarij della detta tenuta, come per Istromento rogato per li Atti del De Cesaris oggi Lancioni…


Osteria: all'ingresso di detta osteria vi è la selciata che prende da una cantonata all'altra, tutto in buono essere e con muriccioli da sedere all'intorno in buon stato e solo le spallette della porta di mattoni in parte mancanti.
Al portone che entra nello scaricatore, fusto nuovo di due partite foderato et immandolato con quattro gangani a nodo con sue bandelle, al di fuori catenaccio tondo longo palmi tre, passatore, serratura e chiave e quattro occhietti; aldidentro altro catenaccio tondo, longo palmi due e un quarto con suoi occhietti; altra serratura e chiave e bracciolo fisso al muro longo palmi quattro con suo occhietto fisso nel fusto. Alle due fenestre del detto scaricatore, oltre le due ferrate che guardano la strada, fusti di due partite foderati et immandolati, uno dei quali è vecchio ma servibile, quattro gangani e quattro bandelle, sue nottola maschia e femmena per ciascuna delle dette fenestre. In detto scaricatore li muri sono in buon essere, come ancora la selciata. Al muro di esso, due campanelle fisse per li cavalli con sei modelli di legno longhi palmi due e mezzo l'uno. La prima porta che detto scaricatore porta al rimessone: fusto di una partita … (?), due gangani e due bandelle. In detto rimessone, alle due finestre le ferrate et in ciascuna di esse fusti vecchi di due partite foderati, con quattro gangani e quattro bandelle con sue nottole maschi e femmine. Alla porta che guarda verso Roma, fusto nuovo di due partite, foderato e mandolato, con quattro gangani e bandelloni, due dei quali a braccio, catenaccio tondo aldidentro, longo palmi quattro con sui occhietti e sua… (?). In detto remissone il tetto con suo trave e travicelli e tavolato che occupa la metà quasi dello stesso.
Alla porta del passetto che conduce al cortile fusto nuovo di due partite, foderato e mandolato, quattro gangani e quattro bandelle con suo catenaccio tondo e quattro occhietti.
Alla porta dell'ammazzatore fusto semplice usato d'una partita, due gangani e due bandelle con serratura e chiave et occhietto fisso al muro et in detto ammazzatore faccione o sia trave per attaccare le carni che prende da un muro all'altro, con numero venti uncini di ferro et alla fenestra ferrata di fuori, con suo fusto nuovo d'una partita, due gangani, due bandelle, catenaccietto con due occhietti nel fusto et un altro nel muro.
Al macello, nell'ingresso porta di una partita foderata e mandolata, con aldifuori suo catenaccio tondo, passatore, serratura e chiave, due occhietti et altro nel muro, due gangani , due bandelle. Faccione per appiccare carni con altre due facciette, con numero trentacinque uncini in tutto. Alla fenestra di detto, sua ferrata di fuori. Fusto vecchio servibile d'una partita, foderato e mandolato, due gangani, due bandelle, catenaccietto tondo con due occhietti.
Siegue alla porta della stanza interna, o sia salara  fusto vecchio servibile d'una partita, foderato, con due gangani e due bandelle. Alla fenestra di detta, ferrata di fuori, fusto vecchio di una partita foderato, due gangani, due bandelle.
Alla porta della grotta fusto vecchio servibile di due partite, foderato, quattro gangani e quattro bandelle, catenaccio tondo, quattro occhietti, passatore, serratura e chiave.
Alla porta della cucina , fusto vecchio servibile d'una partita foderato, due gangani, due bandelle, serratura e chiave, maniglia et occhietto al muro. Alle due fenestre di detta cucina, le sue ferrate e telari con sui sportelli la metà a vetri il rimanenti a tavole, rappezzati e vecchi, ma ben accomodati ........... 
 
 Di più, in detta osteria si consegnano alli Signori affittuarij l'infrascritte robbe, cioè:
-          navicella con un solo uncino,
-          un tirabragie con il manicho rotto,
-          due treppiedi piccoli di ferro, buoni,
-          una gratticola,
-          un polzonetto di rame servibile,
-          un schiumarello di rame e due schiumatori di ferro servibili,
-           sgomarello di rame, più grande, per tirar acqua,
-          una padella di rame servibile,
-          una grattacascio vecchia,
-          uno spiedo poco buono,
-          tre cortelli da macello, uno de' quali cattivo,
-          due cortelli da tavola, poco buoni,
-          quattro forchette, tre di ferro e una d'ottone ,
-          cinque lucerne, due nuove et altre usate,
-          una lanterna mancante un talcho e la linghetta,
-          una sgurbia et un scarpello usati,
-          un mortaro di marmo un poco rotto da una parte, con suo pistello di legno,
-          un bancone d'Albuccio con quattro tiratori et uno de' detti per mettere li denari e, questo, con sua serratura e chiave, logori assai,
-          tre tavole da mangiare de longhezza palmi dieci e larghe palmi due e un terzo, usate,
-          tre banchi da sedere de l'istessa longhezza,
-          un secchio da tenerci l'acqua per uso della cucina,
-          una facciata con cinque uncini,
-          un staro con suo quartuccio di legno,
-          una brocca da tenerci acquavite (?)[1],
-          otto pezzi di misure di vetro tra grandi e piccole,
-          sedici bicchieri tra cristallo e peltro(?)1,
-          diversi cocci e piatti per servizio della cocina,
-          un ceppo per tagliare carne,
-          un lume di terra biancha,
-          una vettina da oglio capace di un barile, con sue misure cioè mezzo, foglietta, mezza foglietta, et un imbottatore di latta,
-          madia (?) per tenerci il pane, vecchia assai,
-          sedimi per le botti longhi … (?),
-          due cupelle per portare l'acqua al forno,
-          un imbottatote di legno per imbottare vino,
-          un crivello per sgrullare la biada.
 Isola di case attaccata alla Chiesa.
Siegue, dalla parte del prato, nella bottega del falegname, alla porta fusto vecchio servibile di due partite, foderato, con catenaccio tondo ad di fuori, longo palmi due, passatore, serratura e chiave, quattro occhietti aldidentro, nel mezzo fusto corto, due paletti di ferro, uno longo palmi tre, con due occhietti dalla parte di sopra, altro fisso nel parapetto dalla parte di sotto, con altri due occhietti, palmi uno e mezzo, due gangani e due bandelle e, più, altro mezzo fusto di tutta altezza con due gangani e due bandelle oltre due maschietti, bracciolo fisso al muro longo palmi due e mezzo con occhietto alla porta, due nottole maschie e femmine. Nella fenestra di detta bottega, fusto vecchio servibile di due partite, foderato, quattro gangani, quattro bandelle, sua nottola come sopra. Pavimento, o sia selciata, di detta bottega e muri in buon essere, come ancora la cappa del camino.
Siegue, alla scala che ascende alla stanza superiore, scalini di mattoni con piana in faccia. ..........................................
 Alla porta del granaro di detta isola, fusto di due partite foderato, catenaccio al di fuori tondo, longo palmi tre. Serratura, passatore e chiave con numero sei occhietti con sua parata, quattro gangani  a nodo e quattro bandelle. Alle fenestre di detto granaro, numero dieci ramate di filo di ferro, nuove, con suo telaro che le reggono et a ciascuno la ferrata di legno. Mattonato, mura e cordonata[1] che conduce in detto granaro in buon essere.
Nella stalla sotto il detto granaro , alla porta fusto di due partite vecchio e rappezzato ma servibile, foderato, catenaccio tondo al dì fuori, longo palmi due e un quarto, passatore, serratura e chiave, quattro occhietti, quattro gangani e quattro bandelle. La mangiatora prende tutta la facciata, la metà di muro e la metà di legno con tre mezze colonne che la reggono, e suo labbro di trave (?)1 a lunghezza e un staffone di ferro fisso al muro, inginocchiato, longo palmi quattro. Due pezzi di rastelliera in buon essere, che prendono tutta la lunghezza di essa mangiatora, retti da tre modelli et altri legni al solaro, oltre quattro campanelle fisse al muro per legare le bestie. Alla fenestra di detta

......................

Siegue altra casa contigua dei Signori affittuarij.
Nella porta di strada, fusto di due partite nuovo, foderato e mandolato, con suo battiporta fatto a maniglia tonda al di fuori; serratura, stanghetta e chiave, quattro gangani e quattro bandelle. Suo bracciolo, longo palmi due e un quarto fisso al muro con occhietto nel fusto. Nella porta a capo le scale, suo fusto rappezzato, maniglia, serratura e chiave, due gangani e due bandelle. Alla prima fenestra della sala , telaro di due sportelli, la metà di vetro e la metà a tavole con quattro bacchette, due fusti vecchi e rappezzati ma servibili, con quattro gangani e quattro bandelle, con nottola maschia. Al altra fenestra, telaro con due sportelli, la metà vetri retti da due bacchette et il restante con tavole, fusto d'una partita foderato, vecchio, rappezzato, ma servibile, con due gangani, due bandelle. In detta sala, un tavolone rustico con suoi piedi, nella porta fusto d'una partita, guarnito, serratura, chiave, occhietto nel muro, gangani e bandelle e sua maniglia. 

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Forno.
Alla porta di detto, fusto nuovo di due partite, foderato e mandolato; al di fuori catenaccio longo palmi due, tre occhietti, passatore, serratura e chiave, al di dentro tre occhietti che servono per lo stesso catenaccio e più allo sportellino che sta nello stesso. Due maschietti a mezza croce, catenaccetto e tre occhietti, quattro gangani e quattro bandelle che sostengono il detto fusto. In detto forno, bancone nuovo di tavole di pino con tre tiratori: grande, mezzano e piccolo al quale serratura 
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 Al farinaro, alla porta fusto vecchio, servibile, fasciato et accomodato; aldifuori catenaccio tondo con tre occhietti, compreso quello  nel muro, aldidentro due gangani e due bandelle.  Alla fenestra di detto farinaro, ferrata, quattro gangani e bandelle con sua nottola compita, al vano di una porta murata tre gangani fissi. Il frullone[1] nuovo con suoi finimenti compagni eccetto la stamigna[2] . Una scaletta amovibile di quattro scalini per salire con la farina sopra detto frullone, un cavalletto per reggere le tavole quando si inforna. Mattonato e muro in buon essere. Alla porta della cantina, fusto semplice, usato guarnito e servibile, due gangani e due bandelle.
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  La casa delle munelle.

Alla porta di strada, fusto vecchio foderato ma bene accomodato e servibile, aldidentro catenaccio tondo longo palmi due, tre occhietti compresovi quello nel muro, due gangani e due bandelle. Scala di mattoni con labbro di piana. Ad ogni porta a capo la detta scala: fusto nuovo semplice fasciato, due gangani e due bandelle, serratura e chiave et occhietto nel muro con sua maniglia. Alla fenestra  telaro nuovo con sportelli con tavole e vetri retti da quattro bacchette, due fusti vecchi in buon essere, fasciati. Quattro gangani, quattro bandelle con sua nottola compita. Mura di detta stanza in buon essere. Mattonato in stato mediocre ma intiero. Porta che passa alla scala superiore:  fusto vecchio semplice guarnito, servibile, due gangani, due bandelle, catenaccio tondo longo  palmi uno e tre quarti, due occhietti compreso nel muro. Fenestra a capo detta scala, telaro nuovo con suoi sportelli con tavole e vetri retti da quattro bacchette. Fusto vecchio fasciato servibile, due gangani e
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 La stanza terrena sotto la casa del castellano: alla porta di strada, fusto vecchio e foderato, accomodato e servibile, serratura, chiave, occhietto, gangani e bandelle; alla fenestra sopra detta porta, telarino nuovo con suoi sportelli con vetri e tavole per lo scuro. Fusto nuovo foderato e mandolato, due gangani e due bandelle e nottola maschia. Cappa di cammino e focolare in buono stato, selciata di detta stanza con selci in qualche parte scassati .
Casa detta dei bifolchi verso la strada: alla porta di strada, fusto vecchio foderato dal mezzo in giù, catenaccio tondo, passatore, serratura e chiave, tre occhietti, due gangani, due bandelle e, sopra detta, nella fenestra fusto vecchio foderato, due gangani, due bandelle, catenaccio con due occhietti. Scala di muro con piano ad ogni scalino. Alla porta a capo delle scale fusto semplice, servibile, fasciato, due gangani e due bandelle, maniglia, serratura, chiave et occhietto al muro. Al telaro due
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 Alla stanza terrena detta dei pecorari, nella porta  fusto vecchio d'una partita, foderato, serratura, chiave, occhietto, due gangani, due bandelle. Alla fenestra di sopra, fusto vecchio servibile, due gangani, due bandelle, mura in buon stato, selciata in stato mediocre atteso due buche che esistono.
Alla porta di strada che ascende al piano superiore della casa dei bifolchi, fusto vecchio servibile foderato, maniglia, serratura, occhietto e chiave, due gangani, due bandelle. Alla fenestra sopra detta porta, fusto vecchio semplice con due fasce et una tavola in parte mancante, due gangani, due bandelle. Scala che ascende alla suddetta stanza superiore, di mattoni con piana a ciascun scalino. Alla porta a capo le scale fusto vecchio semplice fasciato, maniglia, due gangani, due bandelle.  

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 Catenaccetto tondo, tre occhietti con quelli al muro, gangani, due bandelle. Muro e pavimento servibile. All'altra fenestra telaro vecchio con sua tela, fusto nuovo, fasciato, catenaccio con tre occhietti.
La scala che ascende al piano superiore fatta di mattoni con labbro per ciascun scalino. Alla fenestra prima, telaro nuovo con sportelli e vetri, con due bacchette. Fusto vecchio fasciato, servibile, due gangani, due bandelle, catenaccetto con due occhietti. Alla seconda fenestra, telaro vecchio con due sportelli a tele. Fusto vecchio fasciato ma servibile, due gangani, due bandelle, catenaccio con tre occhietti. Mura e mattonato in buon essere.
All'intorno della descritta seconda Isola di case vi è la sua selciata di diverse larghezze, eccetto che dalla facciata di Civita Vecchia che non vi è grondara; con dichiarazione che, nella partita sotto il granaro della strada maestra, vi è qualche mancanza. Li tetti della presente seconda isola scopati, accomodati, ma mancanti di diverse pianelle.
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 Siegue la casa detta del fattore. Alla stanza terrena che serve per gallinaro, alla porta  fusto vecchio foderato ma servibile, serratura, chiave, occhietto, gangani e bandelle. Alla fenestra sopra detta porta, fusto simile, due gangani, due bandelle, con sua nottola compita. Mura di detta stanza in buon essere. La mangiatora che prende la facciata di essa stanza, di tavole e travi vecchi assai. La selciata, in diversi luoghi mancante e particolarmente sotto di essa mangiatora.   Alla porta di strada fusto nuovo foderato e mandolato, maniglia, serratura, chiave et occhietto nel muro, due gangani, due bandelle. Alla fenestra sopra detta porta fusto vecchio foderato, due gangani, due bandelle, suo...................

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 NOTA DELLI FONTANILI  esistenti in detta Tenuta consegnati come siegue:  
-          "Fontanile detto delle Vignacce tutto in essere et acqua perenne, spurgato e polito dalla Botte sino al fontanile con suoi parapetti stabiliti et incollati.
-          Fontanile in faccia a Campo Rosso tutto in buon essere con acqua perenne con suoi parapetti stabiliti et incollati ad ambe le vasche con selciata che lo circonda da tutte le parti larga palmi dieci in buon essere.
-          Fontanile delle Cese con acqua perenne, spurgato e polito dalla Botte sino al detto fontanile con le sponde stabilite e a tutte due le vasche. Selciata intorno che prende le due parti laterali larga palmi undici per parte.
Fontanile in faccia alle Guardiole in buon stato