LA NOSTRA VIA CRUCIS
“ Se Dio esiste, allora Gesù è Lui“
A.Moravia (1)
Tre volte ho visto Gerusalemme. Arrivando dall’Egitto per
il deserto del Sinai, Striscia di Gaza, Betlemme, fino alla Cupola della Roccia
sulla spianata delle moschee, la seconda dalla cima del monte Nebo in
Giordania, la terza entrando dalla porta di Jaffa con Suor Margherita Marchione.
GERUSALEMME - Suor Margherita a Yad Vashem
Suor Margherita alla veneranda età di 92 anni era venuta a
Roma dagli Stati Uniti per un Convegno che avevamo organizzato in Campidoglio,
dove da questo Colle - con la sua Lettera
ai Romani - si appellò al Papa e
all’Urbe per la causa di beatificazione di Papa Pio XII: con l’intenzione di
proseguire per Gerusalemme a chiedere al Direttore del Museo di Yad Vashem di
correggere la scritta sotto l’immagine di questo Romano Pontefice, nel museo
dell’Olocausto.
Inutilmente sconsigliai
Suor Margherita dall’andare, sapendo bene quante difficoltà avremmo incontrato,
ma fu irremovibile. Dopo una nostra visita alla Segreteria di Stato preparai la
partenza. Avevo anticipato questo viaggio a Sua Beatitudine il Patriarca Latino
di Gerusalemme e all’Ambasciata ma quest’ultima non rispose.
Ci alzammo alle 4 del mattino. La sera prima Madre Vincenza
mi aveva prestato una sedia a rotelle per Suor Margherita, che non poteva
camminare o restare in piedi a lungo. Arrivammo a Fiumicino che era ancora
notte, scaricai le valige, Suor Margherita si sedette sulla carrozzella, ma fatti pochi metri mi accorsi che una delle
ruote era completamente a terra. Invano cercai assistenza in Aeroporto: nessuno
fu in grado di gonfiare la ruota. Imbarcai la carrozzella, sicuro che a Tel Aviv
avremmo trovato una soluzione, ma giunto all’aeroporto, dopo aver girato in
lungo e in largo, mi prese lo sconforto quando neanche lì furono in grado di gonfiare
una semplice ruota, tra l’altro era sabato e l’indomani domenica, a chi mi
sarei potuto rivolgere?
Riuscii
a trovare un taxi dove potessero entrarci i bagagli e la carrozzella e nel
pomeriggio arrivammo a Gerusalemme: me la cavai con 240 Shekel. L’albergo era
un edificio enorme, in periferia, che dominava la Città, ma la finestra della
mia camera s’affacciava su una serie di raccordi e svincoli stradali, tenuti
insieme da un enorme “pilone e funi di acciaio”, e quando l’agenzia telefonò
per sapere se eravamo bene arrivati, mi dolsi di aver chiesto una camera con
una finestra sulla Città vecchia, e invece di fronte la mia stanza campeggiava
“un pilone d’acciaio”.
GERUSALEMME Suor Margherita al Santo Sepolcro nella Cappella della Resurrezione
A tutto c’è rimedio: quando chiesi consiglio alla reception
per riparare la carrozzella, l’addetta mi rispose che non erano in grado di
farlo ma l’albergo ne disponeva una, che ci misero a disposizione dopo aver depositato
una cauzione.
Il ristorante era chiuso, uscii
per andare a comprare da mangiare per Suor Margherita. Feci una lunghissima
camminata prima di riuscire a trovare dei negozi vicino un capolinea di autobus,
dove c’era una pizzeria. GERUSALEMME - Yad Vashem
Tornato in albergo telefonai a mio fratello in Italia e poi
al Patriarcato. Intanto da Yad Vashem mi arrivò una mail, avevano saputo, non
so come, che saremmo andati lì. Dopo cena provai a fare altre telefonate, ma il
mio cellulare si era bloccato e così rimase fino al ritorno a Roma.
Ero
stanchissimo. Tanta era stata la velocità nel partire che non ero riuscito
nemmeno a comprare una mappa e una guida di Gerusalemme e non sapevo l’indomani
quale percorso avremmo dovuto fare.
Ci
svegliammo con uno splendido sole, contrattai con un tassista il prezzo di 40 Shekel
per condurci fino al Patriarcato. Dopo un lungo tragitto l’auto in mezzo a un
ingorgo di traffico cominciò a salire lentamente alla Città vecchia, ma
l’autista giunto alla porta di Jaffa si fermò, c’erano dei lavori in corso e
non poteva andare oltre, le auto dietro suonavano, scendemmo in gran fretta, il
taxi svanì in un battibaleno e in quel momento sotto la porta di Jaffa iniziò
per me l’incubo peggiore che mi potesse capitare, eravamo piombati nel bel mezzo
di lavori stradali in corso da tutte le parti, polvere ovunque e una folla
caotica, il rumore era così assordante che non riuscivo nemmeno a chiedere
informazioni ai passanti. Attraversai la porta di Jaffa schivando un bulldozer
e mi ritrovai in una piazza piena di buche, giù verso una viuzza che non
portava da nessuna parte, la carrozzella traballava e un paio di volte corsi il
rischio che si ribaltasse con Suor Margherita che vi era seduta. Chiedevo ogni
tanto la via del Patriarcato, ma non mi capivano, poi una donna lesse il mio
foglietto e mi fece segno di tornare indietro, arrivai di nuovo sotto la porta
di Jaffa e facendomi largo riuscii a fatica a imboccare la via verso il
Patriarcato, che sembrava vicino ma non si arrivava mai, a fatica spingevo la carrozzella
con Suor Margherita. Nel momento che eravamo quasi lì vedemmo diverse auto
uscire, e quando finalmente bussai, una Suora ci disse che il Patriarca ci
aveva aspettato, ma eravamo arrivati tardi e lui e gli altri erano partiti per
andare a una cerimonia ad Hebron.
Tornammo allora alla porta di Jaffa e lì dopo aver
contrattato il prezzo con diversi tassisti uno di loro accettò di portarci a
Yad Vashem, lasciandoci al monumentale ingresso, da dove con un lungo percorso,
spingendo la carrozzella di Suor Margherita, giungemmo al padiglione con
l’immagine di Papa Pio XII. In quel momento non c’era nessuno ma, mentre stavamo
finendo di recitare una preghiera, arrivò un folto gruppo di visitatori, erano
italiani, e la guida del museo cominciò a elencare le “accuse” a questo Papa,
scritte sotto la sua foto. Suor Margherita per un po’ rimase in silenzio ad
ascoltare, poi con francescana serenità intervenne e iniziò uno straordinario
dibattito tra Lei, la guida ebrea e i visitatori che facevano ressa intorno,
mentre io riprendevo tutto con la mia telecamera. La guida affermava che Pio
XII era rimasto in silenzio e non aveva difeso gli ebrei e Suor Margherita, gli
mostrava l’ultimo libro che avevamo scritto insieme al Senatore Andreotti, coi
nomi e indirizzi delle centinaia di ebrei che furono nascosti nei conventi di
Roma e perfino in Vaticano. Ci fu una lunga discussione ma al termine come si
può vedere nel filmato i presenti si allontanarono dicendo: “Allora
ha ragione la Suora !” Nel momento che stavamo per andar via arrivò
un altro gruppo di visitatori, stavolta americani, e la guida che li
accompagnava, come la precedente, ripeté anch’essa le stesse “accuse” contro
Pio XII, e Suor Margherita di nuovo – in inglese – confutò tutto con grande
serenità. Le ore passavano avevamo visto altri padiglioni e attraversammo il
giardino dei giusti tra le nazioni – poco tempo prima con Suor
Margherita e il Card. Sodano, avevamo inaugurato nel Santuario della
Visitazione di Santa Marinella “Il
giardino di Papa Pio XII e dei giusti del mondo.”
Giungemmo infine all’ingresso della Biblioteca. Ci fecero una
grande accoglienza invitandoci ad entrare, ma l’arrivo di una telefonata
interruppe l’idillio, in attimo cambiò tutto, l’addetto che ci aveva ricevuto
con grande cortesia ci fece sbrigativamente compilare un modulo con cui
donavamo il nostro libro e si congedò in fretta da noi, senza neanche volersi
fare una foto insieme.
Prima
di andar via Suor Margherita scrisse un’amabile lettera al Direttore di Yad
Vashem pregandolo di “correggere” la scritta sotto l’immagine di Pio XII, cosa
che a distanza di circa un anno avvenne, proprio per quelle parole che Lei
aveva chiesto.
Tornammo in albergo nel tardo pomeriggio ma non c’era nulla
da mangiare ci dissero di provare in un altro albergo nelle vicinanze ma
probabilmente capii male perché prendemmo una strada con un marciapiede
dissestato tanto che la carrozzella perse alcuni pezzi che alla bene e meglio
rimisi assieme, per ritornare sui nostri passi in albergo.
L’indomani
dovevamo andare alla Basilica del Santo Sepolcro anche lì non fu facile
arrivarci perché la strada era a gradoni, e in carrozzella non ci si poteva camminare.
Facemmo tutta lunga salita a piedi con un braccio tenevo suor Margherita e con
l’altro mi ero caricato la carrozzella. La
strada era affollata non c’era da sedersi ma per fortuna quando Suor Margherita
non ce la faceva più qualche anima buona le dava una sedia per riposarsi.
Arrivammo in tempo per la messa, alcuni frati condussero Suor Margherita in una
cappella gremita di fedeli americani, al termine un padre Gesuita americano che
conosceva Suor Margherita la invitò a a presentare il nostro libro e fare la sua
Lectio Magistralis che si concluse con un appello da Gerusalemme per la
beatificazione di Papa Pio XII e per il Museo di Yad Vashem.
L’indomani
in aeroporto rincontrammo il padre Gesuita in partenza per l’America. Arrivammo
a Roma di pomeriggio, appena uscito dall’aeroporto il mio cellulare, “come per
incanto ricominciò a funzionare”. Mi restava tuttavia il rammarico di essere
stato a Gerusalemme ma di non aver visto nemmeno stavolta la via Crucis.
Solo
dopo diversi mesi quando mi stavano aiutando a rimettere a posto tutte le foto
e i filmati del viaggio qualcuno mi spiegò che quel “pilone d’acciaio” di
fronte la mia finestra d’albergo era la famosa scultura di Calatrava “L’ARPA DI DAVIDE”, la Cappella dove Suor
Margherita aveva fatto il suo appello per la beatificazione di Papa Pio XII era
la Cappella della Resurrezione e la “strada” dove salivo con la carrozzella in
spalla e suor Margherita che si reggeva al mio braccio e dove ogni tanto non
riuscendo ad andare avanti, si era dovuta fermare a riposarsi era la VIA CRUCIS: tardi, ma avevo capito!
(1) Mons. Mario Canciani parlandomi
del suo amico “agnostico” Moravia riferì queste parole precise “ Eravamo andati a
Gerusalemme e salendo lungo la Via Crucis, parlavamo di Gesù. A un certo punto Moravia, notoriamente agnostico e ‘indifferente’ - si fermò e visibilmente commosso mi disse
Mario: SE DIO ESISTE, allora GESU’ E’ LUI! ”.
ROMA - Campidoglio
ROMA - Campidoglio
ROME - Città del Vaticano
GERUSALEMME Santo Sepolcro, Cappella della Resurrezione
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