domenica 29 aprile 2018

Santa Marinella - la tomba etrusca esemplare unico al mondo nel giardino del comune


La Tomba Etrusca di Santa Marinella 

Unico esemplare di tomba etrusca a tetto nel giardino del Comune







Nel 1963 l’ Assessore al Turismo fece collocare nel giardino del Comune il pregevole, e unico esemplare in Italia, di Tomba etrusca a tetto, ritrovata nel 1961 alla Castellina e seguita con grande attenzione, dall’illustre Sovrintendente alle Antichità dell’Etruria Meridionale.
Un apposito cartello spiegava ai visitatori:

    “Tomba etrusca del IV‑III se­colo a.C. in scaglia locale ‑ Esemplare di notevole (ed unico ricostruito in   
     Italia) del tipo di sepoltura a tetto che carat­terizza il periodo etrusco‑romano”

Più dettagliate notizie sono agli atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Dell'essere umano, sepolto nella tomba oltre 2.200 anni fa, i miseri resti scheletrici rivelarono che era stato un uomo di struttura robusta, dolicoce­falo, dell'età di circa trenta anni, accanto ad lui si trovarono due oinochoe di 25cm una d’impasto giallognolo, con disegno a palmette e volute a vernice nera; l’altra d’im­pasto giallo‑rosato con tracce di ornamentazione in vernice marrone; un kylix d’impasto grigiastro a superficie nerastra, un grosso skyphos. La tomba, per il profano, non ha niente di sensazionale: pensate a una piccolissima casa, di una sola stanza a pianta pressapoco quadrata, di metri 2 x 2, delimitata da grossi blocchi squadrati di scaglia e ricoperta da due tego­loni, anche essi di scaglia, incastrati mediante canaloni praticati nelle pareti di fronte e di fondo e combacianti ad angolo in alto. Una vera e propria minuscola casetta ‑ o, se preferite il termine più proprio ‑ una “cella” con il suo bravo vano per l'ingresso. Il tipo di copertura a tetto spiovente chiarì un piccolo mistero, che appassionava da decenni gli studiosi: le tombe trovate precedente­mente nelle necropoli del territorio Castronovano sulla sinistra del Marangone (l’ultimo ritrovamento risaliva al 1942) non avevano dato indicazioni sulla loro copertura, lasciando un vuoto nelle ri­costruzioni degli archeologi. Mancavano infatti elementi probanti per determinare il tipo di copertura, che col ritrovamento di questa Tomba sappiamo essere stata a tetto. Il valore si ac­cresce perchè in tutt’Italia non si hanno altri esemplari di questo genere di tombe, di cui si sia riusciti a ricomporre le parti. Ai morti, dunque di quella tarda età etrusca, si da­va nella nostra zona pietosa­mente un tetto, sorretto da robuste mura fatte di blocchi accostati e sovrapposti: difesa sufficiente si pensava alle ingiurie del tempo nei secoli. E così sarebbe stato (ingiurie degli uomini a parte, chè da sempre queste tombe sono og­getto di avide profanazioni) se i lavori di sbancamento connessi con l'attività nella cava delle Volpelle alla foce del Marangone, non avesse determinato uno scivolamento della tomba per alcuni metri, con conseguente sconvolgi­mento delle sue strutture. L’intelligente interpretazione dei singoli elementi e la collaborazione del Comune per l’immediato trasporto e la ricostruzione degli stessi in luogo facilmen­te accessibile al pubblico, permisero di porre, con l'in­signe monumento, una fonda­mentale pietra ‑ ci si passi il paragone ‑ alla costruzione delle fortune archeologiche nel Comune di S. Marinella. Furono trovate altre due tombe di notevole importanza, a un giorno di distanza l'una dall'altra (il 10 e l'11 dicem­bre del 1961) sempre in loca­lità Marangone. Di esse a suo tempo si oc­cupò la stampa rilevando che l'una rappresentava il primo esempio di tomba ad incine­razione rinvenuta nel nostro territorio; e sottolineando dell’altra (una tomba a fossa di, epoca etrusco‑romana) la co­pertura costituita da sei tego­le poste a tetto. Anche di que­ste due tombe e dei ritrova­menti in essi effettuati, si occuparono le riviste scienti­fiche, a seguito delle notizie riportate negli Atti dell'Accademia dei Lincei.
Non lontano dal luogo dove sono state trovate le tre tombe, in località Castellina esisteva un centro abitato etrusco, di cui sono rimaste importanti vestigia. Un’autentica città “viva” di quell’antico popolo.

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