30 ottobre 1922
MUSSOLINI PRIMA DI MARCIAre
SU ROMA SI FERMO’ A
SANTA MARINELLA E
CIVITAVECCHIA
MUSSOLINI DE GASPERI E IL TRATTATO DI SANTA MARINELLA
Si chiamava via Aurelia Vecchia
la strada dove si attestò a Santa Marinella la colonna LAMARMORA, guidata dal Marchese Dino Perrone Compagni,
che prese poi il nome di via della Marcia su Roma e oggi metà si chiama via
della Libertà e metà via Roma. Pochi sanno che il Duce prima di marciare su
Roma si fermò a Santa Marinella alla testa della Colonna del Marchese Perrone
Compagni. Ne parla il prof. Livio Spinelli nel Volume in preparazione per
l’Editore Lucarini. La notte tra il 28 e il 29 ottobre il raggruppamento di
Santa Marinella era stato completato con le squadre della provincia di Pisa,
Lucca, Livorno e della Maremma, quelle di Carrara in ritardo per le difficoltà
incontrate nell’occupare Massa. Pioveva a dirotto i legionari avevano trovato
rifugio in ricoveri di fortuna, cascine, pagliai in attesa dell’ordine per
marciare su Roma. Nel frattempo le truppe del Re, obbedendo agli ordini
ricevuti, avevano fatto saltare i binari tra Civitavecchia e Santa Marinella. Anche
le linee telefoniche telegrafiche erano state tagliate e da Santa Marinella il
Marchese Perrone Compagni per mettersi in contatto col comando supremo di
Perugia, spedì ai quadrumviri una pattuglia in motocicletta con questo
messaggio:
“A tutt’ora sono presenti circa 2500 camicie nere a Santa Marinella, e
6700 a Civitavecchia, forze divise a causa tempo orribile e per impossibilità
acquartierarle tutte Santa Marinella. Mancano acqua, viveri e denari. La linea tra
Civitavecchia e Santa Marinella è interrotta, occorre trasbordare su un altro
treno.”
Mussolini era a Milano. Aveva
rifiutato più volte di andare a Roma per consultazioni. Dettò lui stesso il
testo del telegramma che intendeva ricevere. In poche ore a Roma si passò dall’ipotesi
Salandra alla soluzione Mussolini, il quale ostentava un atteggiamento di
intransigente rifiuto a ogni “compromesso” con il Re costretto alla fine ad accettare la
soluzione del governo Mussolini.
Il 29 ottobre il telegramma del
generale Cittadini gli comunica il conferimento dell‘incarico. Mussolini invece
di salire sul treno speciale che gli viene messo a disposizione - in
vista del suo insediamento sceglie con accurata scenografia: il viaggio più
lento verso Roma in un vagone letto. Pronuncia numerosi discorsi dal finestrino:
a Fiorenzuola, Borgo San Donnino, Sarzana e arriva a Civitavecchia con due ore
di ritardo (alle 9.20); da qui trasborda su un'altra locomotiva. Sosta a Santa
Marinella dove passa in rivista le truppe, s’intrattiene con Ilgliori e Scorza,
e a Giuseppe Monchetti, padre di un caduto per il fascismo ordina: «Una sola parola: disciplina». Il treno
riparte, non prima che Monchetti abbia avuto modo di dire al macchinista
Giacinto Caglieri: «Baci questa mano che
ha stretto poco fa quella del duce». La beatificazione è cominciata. Il duce
arrivò a Roma alle 10.50 dove al
Quirinale pronunciò la frase famosa: “Maestà
vi porto l'Italia di Vittorio Veneto”. Le truppe fasciste stremate, entrano
finalmente a Roma e sfilano davanti al Re. Tra le notizie nel volume in
preparazione, c’è quella di un acceso scontro in parlamento tra De Gasperi e
Mussolini, quando a un’interpellanza di De Gasperi il Duce rispose
testualmente: “porterò il trattato di
Santa Marinella!”.
Foto 1 Santa Marinella la colonna
Lamarmora capeggiata dal Marchese Compagnia
Foto 2 Il Marchese Perrone
Compagni
Foto 3 Il drappo tricolore
affisso sul treno che portò Mussolini a Roma
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